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I Father Murphy, band trevigiana più famosa all’estero che in Italia, riprendono il sound industrial della fine degli anni ’70, Einstürzende Neubauten e This Heat su tutti, e lo rielaborano disinnescando quella miccia prettamente metropolitana e creandone una nuova che abbraccia l’immaginario pagano/religioso, nero e sovrannaturale tanto caro a David Tibet dei Current 93.
“Anyway, Your Children Will Denay It” suona come una sorta di “Spoon River” gotico. Ogni pezzo del quarto album del gruppo, infatti, sembra una cartolina scritta dall’aldilà per l’al di qua. Un disco saturo di suggestioni. Il primo brano è una lenta nenia psichedelica che anticipa un rituale dai ritmi ancestrali. His Face Showed No Distortion sembra uno scorcio di girone infernale dove le anime sono costrette al martirio eterno. Stesso clima si respira nella traccia successiva (It Is Funny, It Is Restful, Both Came Quickly) che strizza l’occhio persino al black metal, mentre nella medievale In Praise of Our Doubts, un direttore d’orchestra in stato d’ebbrezza sembra condurre un’orchestra della follia.
Fondamentale in questo disco sembra la componente psichedelica (in questo senso, cruciale è stato l’apporto di Greg Saunier dei Deerhoof in fase di missaggio) che, oltre a dare respiro al disco, contribuisce a creare quel clima di aleatorietà che si fa maniacale.
Infine, un ultimo accenno meritano i brani finali che sembrano sollevare il trend scuro ed estremo dell’album. Soprattutto nell’ottima Don’t Let Yourself Be Hurt, dove la voce di Chiara Lee sembra gettare una luce confortante con un brano catartico che non sfigurerebbe di certo in un album di Carla Bozulich.
Andrea Russo per Mag-Music
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