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“Malboro senza R abita in via Fontanelli. La sua macchina è parcheggiata davanti al portone con le quattro ruote tagliate. Ha smesso di pagare l’affitto e vado a vedere cosa sta succedendo. Malboro mi apre e l’appartamento lindo e perfetto che gli ho consegnato qualche mese fa è già una discarica… “.
Reggio Emilia, ieri, oggi e domani. Assistere a tanti eventi direttamente, oppure sentirli indirettamente, e di lì a poco analizzarli fino in fondo. Questo Max Collini, come artista, narratore e in particolar modo uomo qual è, lo sa bene, sin da quel “Socialismo tascabile” con cui gli Offlaga Disco Pax sono venuti alla luce, che ha fatto sì che venisse alla luce un mondo fatto di circoli, esibizioni, intrecci, pezzi di vita scolastica, lo stesso messo a nudo anche dal lato personale tre anni dopo, con “Bachelite”. Storie raccontate su una musica che ha sempre saputo come immedesimarsi all’interno di ogni situazione, da parte di chi si può ritenere, forse, anche fortunato, nella sua doppia veste di musicista ed agente immobiliare.
Il “Gioco di società” che vede coinvolti lui, Daniele Carretti ed Enrico Fontanelli, proprio a meno di quattro anni di distanza dall’effetto “Bachelite”, fa parte di qualcosa forse più grande di loro stessi, ma che non fa mai male rappresentare in musica, o perlomeno provarci. Magari anche rimettendo un attimo le carte in regola e scegliere di ridurre la strumentazione, non proprio all’osso, ma basandosi principalmente sull’elettronica e meno a quello che ruota al di fuori di essa. Il compimento della digitalizzazione.
“Oggi lavoro a poca distanza da dove sognavo di traslocare al tempo. Passo davanti a Palazzo Masdoni quasi ogni giorno: quel portone ormai chiuso reclama anche adesso il candore di allora“.
L’incessante climax battente che si stende sopra “Palazzo Masdoni“, vecchia sede di un Partito Comunista che fu, e luogo molto caro alla voce guidante, già è un ottimo segno della svolta, come anche le onde kraut che entrano dentro chi tanto ha lottato pur di visionare un concerto dei Police (Respinti all’uscio) all’interno di un palazzo dello sport. Lo stesso sport che accomuna gli Ultras Ghetto, parte di una Curva Sud persa in quel della politica, non meno esente da responsabilità mancate ed ipocrisie evidenti, fino alla guerra libica del 2011 (Piccola storia ultras), mentre da qualche parte la lotta di classe ancora vive, mentre a fare da background, con un che di minimale, è una “Sequoia” molto longeva. Lo stesso sport che se ieri era Vladimir Yashchenko (Ventrale) oggi è Joseph Van Der Velde (Tulipani), e di certo non s’identifica in chi continua ad essere preda di continui scazzi, si chiami egli Malboro, “senza R” (A pagare e morire…).
Fuori da questo mucchio, il monologo che si fa soliloquio e cerca di tenersi lontano dalla schizofrenia, successivamente alla conclusione di una storia d’amore, nell’ipotesi più semplice (Parlo da solo) o in quella che può sfociare nell’ossessione vera e propria (Desistenza). Magari con Collini stesso che s’improvvisa cantante, come Emidio Clementi dentro un “Club privè”.
Il “gioco di società” degli Offlaga Disco Pax ha necessitato forse più tempo del solito, ma alla fine comprova che averci a che fare è ancora una volta un’occasione per nulla sprecata. Il minutaggio stavolta sarà anche più corto, ma forse ne è valsa la pena. Del resto probabilmente non è mai stato uno dei problemi principali a cui i nostri hanno scelto di fare fronte, né tantomeno ha fatto latitare la curiosità che fuoriesce ogni volta che si ascolta un narrato di Collini.
“Questa città è inutilmente bella. Questa città zitella“.
E sempre con tante cose da (ri)scoprire.
Gustavo Tagliaferri per Mag-Music
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