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Il grigiore del fumo, lo scuro della notte, l’anima del blues. Rita Oberti, conosciuta come Lilith, è dagli anni ’80 che si porta dietro queste sensazioni, queste componenti di uno stile di vita, così trasparenti eppure così facili da riconoscere attraverso i sensi, per poi farne musica. I Sinnersaints, band che la accompagna da un po’ di anni, le fanno compagnia, non venendo meno a quella trasgressione che sembrerebbe aliena, ma che finisce per accomunarli. A “The Black Lady and the Sinnersaints” si sussegue, quindi, “A Kind of Blues“, dove l’aria respirata dalla nostra non è solo quella tipica del blues, ma anche del suo contrario. Sia se si nota, tra gli autori, la presenza di Luca Giovanardi dei Julie’s Haircut (il rock di Mr. Know It All e il tocco rurale di My Babe Look Like a Stranger) che quella di Nicola Faimali, già nell’ensemble di Dente (l’iniziale ed oscura Lo faccio per te), sia se si rilegge se stessi in una precedente vita (Baron Samedi, dal repertorio dei Not Moving) che le Nuns (Lazy), Robert Johnson (Love in Vain), Salvatore Adamo (il pianoforte che trascina La notte) e persino gli Statuto (Ghetto). E alla fine a risuonare è una voce che incuriosisce e porta felicità. Senza deludere.
Gustavo Tagliaferri per Mag-Music
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