Cinque ragazzi americani sul palco, un concerto troppo breve ma con brani che ti si stampano in testa al primo ascolto, due band spalla senza infamia e senza lode a scaldar la serata (Flowers e Sea Dweller), indie in circolo al Circolo degli Artisti e Luca Argentero in mezzo al pubblico. Questi gli ingredienti del piatto offerto agli avventori del locale romano per eccellenza nella serata di mercoledì 24 ottobre.
Bravi i The Pains of Being Pure at Heart, timidi, spontanei e simpatici, quasi come se fossero gli amici della porta accanto che si esibiscono sul palco del Circolo e non quella che è a ragione considerata una delle new sensations indie americane più importanti degli ultimi anni. Ragazzi che hanno saputo far propria la lezione dello shoegaze, senza dimenticare The Cure, The Smiths e tutti i padri spirituali che hanno ispirato la scena indie dell’ultimo decennio. Canzoni catchy e meravigliosamente pop che nella resa live guadagnano in piglio e impeto, per quanto non si possa dire che i ragazzi siano tecnicamente ineccepibili. Brani che purtroppo tendono tutti ad assomigliarsi un po’, ma in fondo ci si passa sopra volentieri e ci si ritrova a canticchiare con leggiadria d’animo e a battere il piede a tempo. Anche se poi a conti fatti, finito il bis, ci si accorge che il concerto è durato cinquanta minuti scarsi e un velato senso d’insoddisfazione resta addosso. Finché peròcontinueranno a scrivere belle canzoni e ad essere umili e naturali come hanno dimostrato a più riprese, glielo si perdona volentieri.
Sperando che la prossima volta riescano quanto meno a raggiungere i sessanta minuti abbondanti di esibizione, e che la tastierista Peggy Wang eviti di stonare il ritornello di quella perla indie pop che è Young Adult Friction. Con tutto l’affetto possibile per Peggy Wang, s’intende.
Livio Ghilardi
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