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Un esperimento che vede il linguaggio sensoriale parzialmente troncato. Le due parti di una pallina da ping pong che prendono il posto dei bulbi oculari e cuffie che, risuonando vari rumori, fungono da paletto all’udito. Non per questo impedendo ai restanti sensi la capacità comunicativa, la necessità di trasmettere qualcosa ai presenti, sotto forma di allucinazioni causate da cotante condizioni fisiche. La mente contorta che deve trovare una forma alternativa di sfogo, di conseguenza fonte d’ispirazione per l’arte. Difatti, la mente di Wolfgang Metzer deve pur vedere la sua tecnica sintetizzata attraverso la musica. E M.C. Schmidt e Drew Daniel, namely Matmos, dalla carriera decennale (e oltre), devono averlo capito benissimo, non essendo affatto nuovi alla creazione di composizioni fatte di sensazioni e versi appartenenti ai loro simili. This is Ganzfeld, this is “The Ganzfeld EP“.
Tre composizioni che denotano un’alta fedeltà a questa tecnica. Fedele al Ganzfeld è il lento climax di Very Large Green Triangles, dove su una vasta gamma di percussioni si muove la voce di Ed Schrader, in cui convivono tendenze al dancefloor e punte di terrore, maggiormente evidenziate dalla presenza di echi e distorsioni. Fedele al Ganzfeld è l’oscuro beat di circa otto minuti che accompagna You, tra vocalizzi isolati ed elastici che si mutano in vere e proprie particelle di quello stesso beat, come da tradizione cara al modus vivendi del duo. E fedele al Ganzfeld è anche Just Waves, un magma di voci che ondeggia tra il nonsense e il corale, con vaghe reminiscenze laurieandersoniane. Come se O Superman fosse stata rivoltata come un calzino da un ulteriore esempio di elettronica d’avanguardia, per usare un eufemismo.
Se questi sono alcuni degli esempi lapalissiani che denotano la possibilità di dare vita al Ganzfeld, l’effetto non può che essere sorprendente, e conferma nuovamente i Matmos come un progetto il cui valore non viene minimamente sminuito. Aspettando nuove sorprese nell’aria, magari anch’esse extrasensoriali. E magari previste proprio per l’anno venturo.
Gustavo Tagliaferri
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