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Eruzioni continue. Caratteristiche tipiche di un vulcano particolarmente attivo, ma anche ideali sbocchi riconducibili ad un’immaginazione fervida quale quella dei romani Tomydeepestego, esponenti di una corrente strumentale made in Italy già portata avanti ottimamente da band come Lento e MoRkObOt. Arrivare ad un terzo disco in studio come “Nero“, stavolta nel solo formato vinilico, è il giusto passo per l’apertura di un nuovo ciclo, capace di continuare là dove i due precedenti album avevano iniziato, nel corso del periodo Subsound. Un distacco che non fa sentire la nostalgia di questi ultimi, anzi, là dove lo spirito post-hardcore è ancora vivo, tanto da fare breccia immediatamente con la Pece introduttiva, densa ed aspra come da titolo, ci si abbandona con enorme piacere ad una forma estrema di stoner come quella di Grafite, al post-rock più oscuro che etereo di 23:45, al drumming che introduce Monster e che apre ad un consecutivo lento crescendo heavy, quasi sabbathiano, fino all’apparente silenzio di 541 che viene rotto dal tremolante sapore mistico ed arabeggiante di Petrolio e dalla granitica doppietta titletrack-Neve. E mentre i cinque ragazzi continuano tutt’ora il loro cammino, è chiaro come “Nero” sia un lavoro che difficilmente ci si scrollerà di dosso.
Gustavo Tagliaferri
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