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La Paolino Paperino Band è stata senza dubbio una delle formazioni più importanti della scena musicale underground italiana degli anni 90. Questo status è dovuto alla straordinaria vena ironica che impregna i loro testi, colmi di surrealismo e satira sociale. In un periodo in cui in ambito demenziale gli Skiantos cominciavano a mostrare i primi segni di decadimento compositivo, la PPB stava pian piano costruendosi il culto nazionale, grazie ad un crossover di generi, che dal punk-rock di base sfociavano in accelerazioni hardcore, stacchi ska e incursioni in territori funk e jazz, fondamentali per creare le giuste atmosfere alle ispirate liriche del gruppo.
Dopo il primo LP, “Fetta” del 1991, esce nel 1993 “Pislas”, pietra miliare della musica alternativa made in Italy, prodotto allora dalla Argh! Records, dato alle ristampe pochi mesi fa dall’etichetta della band, la Ass to Records. È l’apoteosi del gruppo, l’irriverenza si fa totale, e privi di compassione lanciano bordate al sistema italiano: Tafferugli, Tonnoplast, Porno tu sono inni sguaiati in cui l’ironia diventa cosa seria. Vent’anni dopo, rimasterizzato, la forza dell’album rimane intatta e le tematiche attuali, quasi a sottolineare irreparabilmente che due lustri dopo nulla è migliorato e forse mai lo farà. La pentola, variando giusto in qualche illustre nome dell’elenco “decantato”, è la fotografia che identifica meglio l’immobilismo culturale degli ultimi vent’anni: nomi – che sono sempre gli stessi -, zero aggettivi, bastano quelli. A sentire Extracomunitario, un sorriso apre il viso, poi pensi alla ri-ascesa dei gruppi estremisti che ultimamente invadono le nazioni europee in crisi, e il sorriso un po’ ti cade… Una pietra miliare nel suo piccolo, lo ripetiamo. Ogni pezzo preso singolarmente potrebbe essere il manifesto della carriera di qualsiasi altra band.
Ottobre 2012, dopo quasi un ventennio, i nostri decidono di riunirsi, con una formazione rimaneggiata, pronti per una nuova avventura discografica. Grazie ad un operazione di crowdfounding, il gruppo riesce a pubblicare nell’aprile 2013 “Porcellum“, il nuovo album di inediti. Il titolo inizialmente doveva essere “Uguali a noi umani”, ma la vicinanza delle elezioni politiche ha fatto loro cambiar idea.
L’album non ha di certo l’impatto e la forza di “Pislas”, le variazioni musicali si sono un po’ appiattite e tengono i piedi saldi in un punk-rock ben confezionato, comunque sopra la media dell’attuale scena italiana. 11 pezzi molto lo-fi, con la voce di Yana che si è fatta più adulta ma comunque in stato di grazia compositiva, soprattutto in Referendum, quando auspica all’unione dei culi “in un unico peto” da dedicare al ladrocinio governativo nazionale. Il genio sregolato del gruppo affiora come i bei vecchi tempi in pezzi come Ciccioli, Jesus Crust, e Enalotto.
I cliché sono sempre gli stessi, ma il modo in cui trattano i loro testi li mantiene sempre unici nel loro genere nonostante le rughe evidenti. E non ci sono antibiotici che tengano quando la strafottenza si fa virale al punto da mettermi KO quando il lavoro del giornalista (in Giornalista, appunto) viene umiliato così: “Se ami le prugne in culo, ascolta il giornalista“.
Tra le realtà musicali odierne che si prendono troppo sul serio, è risaltato fuori Paolino, che forse sarà meno serio, come vorrebbe la moda, ma è molto più “uguale a noi umani”.
Damiano Cancedda
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