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X. Un’incognita alla base di tutto. Ma qual è il senso da ricercare in questa incognita? Perché la sua presenza non tanto come parte del titolo di un album, quanto come simbolo di un momento cruciale che sta passando una band? Forse per celare il tentativo di distaccarsi da luoghi comuni, il desiderio di continuare a mostrarsi per quello che si è, mantenere salda la propria corazza ed allo stesso tempo rompere gli schemi senza alcuna ipocrisia, in particolar modo in relazione alla propria attività pluriventennale e ad un songwriting di stampo pop che ha regalato tante perle? Nel caso dei Perturbazione probabilmente sì, visto anche il ritorno in casa Mescal e la produzione di un veterano come Max Casacci, che contribuisce, alla luce di un Sanremo più che imminente, a dare una chiara visione di quello che è il sestetto tre anni dopo “Del nostro tempo rubato”: “Musica X“.
Nel globo fatto di contrasti cromatici che funge da copertina si può leggere un presagio, un sottile filo conduttore che vede il gruppo di Tommaso Cerasuolo per come lo si conosceva in precedenza, specialmente nel periodo a cavallo tra “Canzoni allo specchio” e “Pianissimo fortissimo”, entrare in contatto con divagazioni elettroniche che riescono immediatamente nel loro obiettivo. È questione da poco passare da un signor singolo come La vita davanti, la ballata malinconica Mia figlia infinita o una Monogamia che potrebbe essere il seguito di Se mi scrivi al proclama della title track, capace di conciliarsi con espedienti tipici della dance dei primi anni zero, una Chiticapisce che parte abbandonandosi ad echi dell’Andersoniana O Superman e continua senza cadere nel barocchismo, o il dolce downbeat di Legàmi, apparente fanalino di coda del disco. Poi c’è il contatto con gli ospiti, apparentemente un caso a parte, ma in realtà, in tutti i casi, la dimostrazione di come questi possano trovarsi sempre a loro agio con se stessi, risultando abili ad amalgamarsi con lo spirito dei brani condivisi con il gruppo. C’è il viaggio andata-ritorno tra la natia Rivoli e la Bologna di Luca Carboni che coinvolge un’affascinante I baci vietati (probabile nuovo classico del repertorio di entrambi), c’è la spudoratezza ricercabile nella tirata Ossexione, con un’Erica Mou in stato di grazia, e persino i tanto chiacchierati I Cani, che nella marcia blureggiante di Questa è Sparta sviluppano quella stessa metamorfosi che ha contribuito a far diventare tale progetto quello che è oggi.
L’effetto della “Musica X” non poteva che essere anche questo, vista una minore presenza della matrice cantautoriale che li ha fatti amare ai più ed una maggiore evidenza il contatto con il pop inteso come pop. Tuttavia i Perturbazione ne escono vincitori, forgiando un disco che è tanto un punto di rottura quanto un’opera comunque da non sottovalutare, che forse difficilmente verrebbe fuori a diverse “nuove stelle” della scena mainstream e non solo.
Gustavo Tagliaferri
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