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Esistono album che non rimangono esclusivamente ancorati al lato musicale, che finiscono per raccontare semplici spaccati di vita quotidiana, senza pretese, ma allo stesso tempo con lo sguardo rivolto attentamente verso la realtà. Ascoltare “Zeno“, infatti, non significa ritrovarsi in mano soltanto un album. Perché “Zeno”, a tre anni di distanza dall’EP “Nebulose“, è la cronaca di diversi stili di vita, è una corsa iniziata e non ancora finita, è la via di fuga di tanti Forrest Gump con una voce in comune, quella di Fabio Grande, mentre risuonano nove brani dove il concetto di pop acquista nuovamente un’ottica propria ed emerge una certa classe sia nel comporre brani di facile assimilazione (Gomma, Autostrada blu) che per quel che riguarda composizioni più intricate, dal primo all’ultimo secondo (la title track, che fa da adeguato continuum a Segnaletica, Argonauti), qualche richiamo ai Radiohead di “The Bends” (9002), se non anche retrogusti francesi, vicini agli Air del primo periodo (Il mondo), oltre che soliloqui permeati da un sottile senso di saudade brasileira (Spiaggia bianca) e tocchi soffusi di psichedelia (Organo). Sviluppi che contribuiscono al risultato finale, rendendo “Zeno” tutto quello che c’è da aspettarsi da un signor album d’esordio come quello de I Quartieri, specchio di un progetto di cui ancora si sentirà parlare. E molto.
Gustavo Tagliaferri
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