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Chi è rimasto tra lo stupito e l’incredulo quando anche l’ultima nota di Sera senza fine è stata suonata e Colapesce ha salutato il pubblico dopo poco più di un’ora di concerto – le lancette segnavano una decina di minuti dopo la mezzanotte – ha dovuto ben presto correggere l’espressione facciale quando il loro beniamino ha imbracciato la chitarra acustica e ha intonato La distruzione di un amore. Per poi sciogliersi definitivamente con la successiva Bogotà. Non ci permetteremo di dire che queste due interpretazioni valevano da sole il prezzo del biglietto, ma si ha avuto come l’impressione che la dimensione acustica faccia meglio risaltare la brillantezza di quel diamante grezzo che reca il nome di Lorenzo Urciullo in arte Colapesce. Dove grezzo non sta ovviamente per grossolano, quanto per non lavorato. Fragile, sincero, senza protezioni. Nudo.
Un sussurro, la pace avvolgente di un‘Oasi, e il concerto può avere inizio. L’inizio che non ti aspetti, perché forse è più facile immaginarsi in apertura la chitarra squillante de La zona rossa, eseguita comunque a rimorchio. Troppo prevedibile, per l’appunto. Come sull’album, anche dal vivo il bilanciamento tra suoni acustici ed elettrici, con leggeri innesti elettronici, è ben calibrato. Se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, queste versioni live poco si discostano da quelle su cd: ma questo, è un difetto a voler essere troppo pedanti. Colapesce pesca poi anche nell’omonimo EP di debutto, con Amore sordo e La guerra fredda, che Alessandro Raina degli Amor Fou, per l’occasione chitarrista dell’amico Lorenzo, dedica al neosindaco di Roma Ignazio Marino. Senza dimenticare un’ardita cover di Anima latina, dove l’incedere sudamericano è distorto in un nevrotico beat elettronico. Sullo sfondo, il tratto romantico e delicato dei disegni di Alessandro Bronciani dà forma e sostanza alle suggestioni di Colapesce. Anche se alcuni sembrano buttati sul foglio tanto per – ispirazione non sempre altissima insomma – l’esperimento è interessante e sarebbe da riproporre.
Non solo Colapesce e Baronciani in quel che è stato il primo atto di “Arriveranno presto”, il festival itinerante che fa del matrimonio fra musica e fumetti il suo punto di forza e che è andato in scena alla Citta dell’altra economia. Gli altri ospiti: Roberto Recchioni e Stefano Simeone per la parte fumettistica, I Quartieri e Cosmo per quella musicale. Il prossimo appuntamento è per il 19 luglio, non più a Testaccio ma al “Pigneto Spazio Aperto – Festival delle culture indipendenti”. Siete avvisati.
Christian Gargiulo
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