Diaframma – Rassegna Ausgang Estate 2013, Roma 15/06/13
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Non conosciamo il rumore della felicità, però sappiamo che faccia ha. Quella di Federico Fiumani quando è su un palco, quando imbraccia la sua chitarra elettrica e urla le sue emozioni dentro al microfono che lo fronteggia. Eccolo, il ritratto della felicità: un artista attivo dal lontano 1979, quando di anni cioè ne aveva solo 19 e lo status di alfiere del rock tricolore ancora lontano dall’essergli riconosciuto, che ancora si diverte come se fosse la prima volta. Come se il salire su un palco non fosse un lavoro. E invece lo è, eppure lui, Fiumani, 34 anni dopo riesce ancora a divertirsi suonando, senza permettere alla routine di imprigionarlo in grigi automatismi.
Chi ha potuto assistere all’esibizione dei suoi Diaframma alla Città dell’Altra Economia, nell’ambito dell’Ausgang festival, ne ha avuto una dimostrazione apprezzabile. E c’è da credergli quando nel salutare il pubblico accorso dice “noi suoneremmo fino alle 4“, se problemi di orario non imponessero di silenziare le chitarre a mezzanotte (ed è giusto rispettare le regole, però alcune volte lo si fa veramente a fatica). Poco male, nei 90 minuti circa a sua disposizione Fiumani offre un’intensa panoramica della parabola artistica dei Diaframma (e quindi di lui, che del gruppo è mente cuore e stomaco). Si parte dalle origini di Siberia e si giunge alle più recenti Madre superiora, Niente di serio e Grande come l’oceano, passando per Gennaio, L’odore delle rose, Fiore non sentirti sola, Vaiano e Labbra blu tra le altre, tutte suonate, e ancor più cantate, con quel piglio punk che è la vera cifra stilistica di Fiumani. E a proposito di punk, nel set trova spazio anche una cover di Anarchy in U.K. dei Sex Pistols.
Il pubblico approva: c’è chi si dimena e chi canta a memoria. Ed è bello apprezzarne l’eterogeneità: ci sono i “pischelli” delle prime file che chiedono a Fiumani “facce pogà“, c’è la coppia con bambino comodamente sistemato nel passeggino un po’ più defilata nelle retrovie. E forse c’è il fan anche dei Litfiba che gli sente dire “erano tamarri già ai tempi di ’17 re’“. Anche questo è Fiumani: un artista che si ama o si odia senza misure intermedie, un artista ormai “transgenerazionale”, come lo definiva in un’intervista Claudio Lancia di OndaRock, che ancora emoziona – e si emoziona – con un microfono e una chitarra.
Christian Gargiulo
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