Prima di entrare nel dettaglio della notizia, vi ricordiamo che potete ricevere in anteprima e con puntualità tutte le nostre News iscrivendovi al Canale Telegram, il nostro canale tematico.

Kvelertak – Meir

Annunci

[adsense]

Questo disco è una bomba. Questa band è fenomenale. E la recensione potrebbe tranquillamente finire così.

I Kvelertak, a quasi tre anni dall’omonimo debutto che aveva fatto gridare al miracolo, fanno ritorno con un sophomore-album di tutto rispetto, nonostante ci fosse già chi li accusava di essersi venduti per il solo fatto di essersi accasati su Roadrunner (e con la Sony, in Scandinavia).

Niente di tutto ciò, perché “Meir” è un disco che conquista l’ascoltatore e sortisce l’effetto auspicato: headbanging dal primo all’ultimo minuto e, dopo ogni passaggio, la sensazione di avere a che fare con dei paraculo di prima categoria. Perché l’idea dei norvegesi è semplice nella sua genialità: fondere generi del metal e dell’hard&heavy lontani tra loro nonostante l’origine comune, con naturalezza e senza forzature, per ottenere pezzi tritaossa. Ed è così che nello stesso brano possiamo trovare assoli di chitarra degni dei guitar-heroe degli Eighties accompagnati da una batteria in blast-beat e da screams di puro stampo black. Con sorpresa ma, allo stesso tempo, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Un mosaico perfetto fatto di tasselli di dimensioni e colori diversissimi tra loro che s’incastonano a meraviglia in una sola omogenea opera eclettica, realizzato da un gruppo di abilissimi cazzari.

Questo è il nuovo album dei Kvelertak: gli Iron Maiden truccati da Turbonegro che incontrano i Satyricon a un concerto hard rock con un pogo degno del miglior hardcore-punk. Senza dimenticare fraseggi acustici, perché la chitarra acustica piace a grandi e piccini. Il tutto cantato rigorosamente in norvegese e prodotto magistralmente da Kurt Ballou (Converge), con artwork nuovamente ad appannaggio di un capacissimo John Dyer Baizley (Baroness).

“Meir” in norvegese corrisponde all’italiano “più”. Dopo l’ascolto, volerne di più è un bisogno impellente. Una necessità da soddisfare con urgenza, perché questi sei norvegesi ne sanno davvero una più del diavolo.

Livio Ghilardi

[adsense]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.