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È dalle fredde lande scandinave, care ai noti Opeth, Candlemass e In Solitude, che provengono i Gudars Skymning, che entrano in carreggiata con un album denso di energia. Si notano immediatamente gli intenti aggressivi della band che, con toni prorompenti, inonda i nostri timpani con riff e ritmi serrati. “Höj Era Glas” è un album che presenta le sonorità peculiari dell’hard-rock settantiano, mascherato attraverso una distorsione più satura e grintosa.
Questa è solo la tela del quadro sulla quale gli “Dei del crepuscolo” dipingono, il vero e proprio lavoro si colora di note blues dando vita ad un lavoro progressive-rock. È la title track ad aprire l’album, un esplicito invito ad unirci al banchetto, un brano dal ritmo cadenzato dalla batteria di Dennis Sjödin, sulla quale le chitarre ed il basso tessono un drappeggio completato dalla linea vocale profonda e graffiante di Kenny-Osvald Dufvenberg.
Con entusiasmo ci si addentra nell’ascolto della seconda traccia, la quale innalza di molto il livello adrenalinico, ritrovandoci inaspettatamente a far ciondolare la testa a tempo di riff: un sentimento di divertimento pervade il nostro animo. L’intero album è avvolto da un’atmosfera festosa e goliardica. Una particolarità da non sottovalutare è l’assenza di una ballad, che sta a sottolineare la marcata personalità del gruppo scandinavo e che della quale non se ne sente la mancanza.
Questo lavoro sancisce il raggiungimento di un’identità da parte della band, e lo si può affermare in riferimento ai primi album, in cui erano molto più forti le influenze provenienti da altri gruppi della scena rock degli anni settanta. Sebbene la forte somiglianza delle dieci tracce sia forte, ciò che può essere ritenuto un punto debole, passa in secondo piano venendo così ubriacati dalle aspre note blues. Si consiglia pertanto di lasciarsi inebriare dai toni a tratti dolciastri e a tratti amari, di alzare i calici ed unirsi al banchetto!
Andrea Salvioni
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