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Raffaele Giglio, napoletano, è voce e chitarra dei The Gentlemen’s Agreement. Dopo due album in inglese (“Let Me Be a Child” e “Carcarà”) e alcuni EP, pubblicano quest’anno “Apocalypse Town“, interamente in italiano.
Descrivi il tuo lavoro attuale.
Faccio il falegname da 17 anni, ma con molta libertà. Quando voglio lavoro, solo quando voglio. I mobili non parlano e i clienti sanno dall’inizio che ho bisogno del tempo necessario. No corse! No stress! Inoltre lavoro con la mia famiglia, musicisti pure loro, mi appoggiano, mi capiscono e sanno quanto è dura suonare e pagarsi l’affitto e una vita.
Hai mai pensato di lasciare il tuo lavoro per la musica?
Mai! Il lavoro mi dà tempo per pensare alla musica. Ho sempre suonato e fatto altro, prima con lo studio ora con il lavoro. Per me è sempre stato necessario un lavoro, mi fa tornare casa con più voglia di suonare. Ultimamente la musica mi fa sopravvivere, ma ovviamente non grazie ai club, o meglio solo in parte. Il resto lo guadagno suonando per strada, viaggiando e senza spese! Ma lasciare il lavoro… Non se ne parla. Non è sfiducia nella musica, ma sto costruendo anche altro che non mi leva spazio, anzi mi accresce la voglia di suonare. Perché mai lasciarlo!
Come concili il lavoro e la passione per la musica?
Senza problemi, non mi va di avere confini stretti, quando ho bisogno di soldi lavoro, quando ne ho pochi ma necessari per campare…. Allora non faccio altro che suonare! Ho questo stile di vita perché penso solo a me e basta, un giorno forse cambierà… Ma per adesso no confini.
Quali scelte cambieresti nel tuo percorso professionale?
Non mi piace guardare al passato e avere rimpianti. Se ho fatto delle scelte è perché all’epoca la pensavo così. Bisogna guardare alle scelte future. Anche se un giorno ho avuto la possibilità di far piacere una mia canzone a Sergio Bardotti (ascolta Lucio Dalla, Mina, Chico Buarque e vedrai che c’è sempre o quasi la sua firma), e non ho assolutamente considerato i suoi consigli e le scelte che voleva facessi. Ma è andata bene lo stesso, sono un suonatore felice e ancora curioso.
Massima soddisfazione/delusione raggiunta in ambito musicale.
La massima soddisfazione è che non ho mai speso troppo per fare un disco, ho sempre avuto un appoggio da etichette discografiche indipendenti che si sono fatte un mazzo enorme, continuano a farselo, per produrre (nel vero senso della parola) un disco. La minima soddisfazione è aver avuto tante rogne da musicisti scassacazzo che non gioiscono del fatto che suonano, ma anzi si lamentano di qualsiasi fatto e abbandonano la barca in mezzo al mare. Ho visto, vissuto, sentito troppe storie di musicisti balordi. Questa cosa mi spiazza, fare il suonatore è un onore, vivere di fantasia è il massimo. Quindi perché non godersi l’attimo e non pensare a niente più!? Mah…
Foto di Piero Marsili Libelli
a cura di Marco Gargiulo
Io e il mio amore: storie quotidiane di musicisti coraggiosi. Racconti in prima persona di successi e fallimenti di chi si mette in gioco per lavorare di, con e per la musica.
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