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Fabio De Min, bellunese, è il principale autore (e cantante) dei Non voglio che Clara, con i quali ha pubbicato quattro album.
Descrivi il tuo lavoro attuale.
Gran parte del mio tempo è occupato dalla musica. Oltre a scrivere e a occuparmi del progetto Non voglio che Clara, lavoro in studio al seguito di altre produzioni, e a volte ne curo anche gli aspetti discografici o la promozione, faccio il tecnico freelance, da novembre farò da relatore ad un corso dedicato alla registrazione audio. Poi quando la musica non basta faccio altro, da diversi anni ad esempio mi occupo di grafica e comunicazione, collaborando in maniera continuativa con alcune aziende.
Hai mai pensato di lasciare il tuo lavoro per la musica?
Di fatto è andata così una decina d’anni fa. Ma non lasciai il lavoro per inseguire il sogno della musica, ma semplicemente perché mi ero stufato di fare quel lavoro. Mi occupavo di sistemi informativi all’interno di una grande azienda e occuparmi tutti i giorni di cose che non funzionano, passare tutto il tuo tempo a risolvere problemi, alla lunga ti imbruttisce.
Come concili il lavoro e la passione per la musica?
Trarre sostentamento dalla musica è piuttosto complicato di suo, almeno nel lungo termine, e a volte vorresti che le faccende economiche non si intromettessero fra te e la tua passione. Ma per me la musica non è un lavoro a tutti i costi, se domani fossi coinvolto in una situazione lavorativa extra-musicale che mi soddisfa la musica tornerebbe ad essere un hobby, senza grossi problemi.
Quali scelte cambieresti nel tuo percorso professionale?
Mah è difficile a dirsi, forse un po’ di aggressività in più nelle fasi di contrattazione mi avrebbe risparmiato un po’ di bestemmie dopo, ma sono cose che impari con l’esperienza. Se dovessi ricominciare da capo rivestirei lo stomaco di pelo prima di partire.
Massima soddisfazione/delusione raggiunta in ambito musicale.
L’acme del far musica, almeno per me, è il momento appena successivo alla scrittura di una canzone, quando capisco il brano è finito, quando riascolto il provino appena abbozzato. Stop. Tutto quello che viene dopo è accessorio, in termini emotivi. Non dico che mi lasci indifferente, e certamente a volte sei più o meno soddisfatto dell’andamento di un disco o di un tour, i riconoscimenti ti mettono di buon umore e le critiche a volte pesano, ma non farei dischi se questi non mi dessero la possibilità di vivere quell’emozione legata alla scrittura.
a cura di Marco Gargiulo
Io e il mio amore: storie quotidiane di musicisti coraggiosi. Racconti in prima persona di successi e fallimenti di chi si mette in gioco per lavorare di, con e per la musica.
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