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CD/LP – RareNoise – 8 t.
Nel 2011 gli Obake si presentarono con l’album omonimo, riscuotendo notevoli critiche positive tanto dalle riviste di settore quanto dalla comunità web. Ora, trascorsi tre anni, presentano questo secondo lavoro, Mutations, con un cambio di formazione che vede la sostituzione del basso di Massimo Pupillo con quello dell’inglese Colin Edwin, già con i Porcupine Tree, ma protagonista anche di progetti più recenti, come Twinscape. Mutations si presenta come un album intriso di sonorità funeree che destrutturano la realtà sgretolandola, lasciandoci inermi e assoggettati da emozioni di morte e distruzione.
Un lavoro in cui il Doom viene fuso con il prog attraverso la buona tecnica compositiva del gruppo, rendendolo un prodotto interessante. L’album si compone di otto tracce attanagliandoci per una quarantina di minuti in una dimensione nella quale solo Thanatos si crogiolerebbe allegro, lasciandoci un solo momento di pace con Burnt Down, per poi riprendere a pieno regime con M. Tra le influenze che il disco richiama si possono annoverare la musica psichedelica sperimentale degli Ash Ra Tempel, i moderni Tool, il doom dei Red Moon Architect fino ad arrivare alle note dei Melvins.
La commistione di tali influenze, unita al tatto musicale degli Obake, ha come risultato un gruppo metal/grindcore sperimentale che riesce a proporsi come un complesso con una propria identità musicale. I ritmi cadenzati, le distorsioni sature e granitiche che danno spicco alla voce robusta di Lorenzo Esposito Fornasari, il tutto coadiuvato da una buona dose di elettronica, sono gli elementi che pervadono l’intero lavoro.
Nel folklore giapponese vengono identificate con il nome Obake delle entità capaci di cambiare forma, stessa capacità che si riflette nei brani dell’album, dando l’idea di continuo divenire dell’atto compositivo. Stessa osservazione può essere avanzata macroscopicamente in riferimento alla band, la quale con Mutations ci presenta un lavoro leggermente diverso dal precedente, denotando già uno stile innovativo. Non ci resta perciò che ascoltare questo album ed aspettare la prossima metamorfosi. Andrea Salvioni
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