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CD/LP – Spinefarm – 9 t.
Ciò che nel 2012, all’uscita di Cognitive, colpiva di più dei Soen era l’estrema somiglianza ai Tool. Ovviamente in negativo, data anche la presenza nel gruppo svedese di musicisti navigati quali Martin López (ex Opeth e Amon Amarth) e Steve DiGiorgio, teoricamente avvezzi a collaborazioni importanti e provvisti di uno stile riconoscibile e personale. I presupposti, pur non essendo esattamente quelli di un supergruppo, erano comunque quelli di un buon progetto ex novo, non quelli di una band qualunque totalmente subordinata ad uno dei gruppi più importanti e conosciuti della scena metal. E invece la mancanza di stile del debutto è del tutto sconcertante – forse avere lo stesso produttore dei Tool, in effetti, non ha giovato.
Due anni più tardi, dopo la silenziosa sostituzione di DiGiorgio con lo sconosciuto Stefan Stenberg, esce il secondo album Tellurian; e premesse peggiori hanno portato ad un risultato incerto. Sebbene questa volta la somiglianza al gruppo di Maynard e soci sia effettivamente meno accentuata, soprattutto in alcuni tratti di Ennui e Void si percepisce un forte richiamo ai vecchi Opeth (quelli dei tempi in cui vi militava il batterista svedese-uruguagio, per l’appunto). Cionondimeno, ciò che sembra aver giovato di meno della pausa compositiva di questi due anni, è la sezione ritmica. La dipartita di DiGiorgio ha comportato un risultato che talvolta risulta persino scialbo e privo di mordente, senza quell’energia e quel calore che, malgrado gli evidenti difetti stilistici, Cognitive riusciva comunque a trasmettere, rendendosi tutto sommato un album piacevole. Ora, invece, l’ascolto in particolare di The Words, Koniskas e di alcune sezioni di Tabula rasa si trascina senza riuscire a trasmettere particolare trasporto.
I presupposti erano e rimangono tutto sommato buoni, e le frecce incendiare nella loro faretra (ovvero la coppia López-DiGiorgio) sono riuscite ottimamente nell’intento di creare un fuoco di paglia iniziale con cui attirare l’attenzione di potenziali ascoltatori. Ma a dispetto di tutto ciò resta il fatto che, a distanza di due album, i Soen non si sono ancora dimostrati neanche vagamente indipendenti. Sicuramente possono aiutare ad ingannare l’attesa infinita del prossimo album dei Tool.
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