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CD – Perenne, 11 t.
Ci sono dischi che, in qualche modo, significano più di qualcosa. Sono momenti importanti della propria carriera, in cui la mera voglia di mettersi in gioco cede il posto alla necessità di giungere ad un punto di arrivo di una crescita artistica rivelatasi dignitosissima in più occasioni. Se l’artista in esame risponde al nome di Marina Rei, tra fasi dance, pop e rock è chiaro come non sia la morte, ma la continua evoluzione, per non dire rinascita, ad avere la meglio. È vero, La conseguenza naturale dell’errore ha finito per rivelare in diverse circostanze, suo malgrado, come sia possibile effettuare autentiche scivolate, in un contrasto tra brani di tutto rispetto e momenti incompleti, se non riempitivi, ma già dal primo ascolto c’è da deporre ogni pregiudizio: Pareidolia è un deciso cambio di programma che porta al compimento del proprio io artistico. Certo, un occhio di riguardo lo merita il beneplacito di un personaggio come Giulio Ragno Favero (One Dimensional Man, Il teatro degli orrori) alla produzione, oltre che la presenza qua e là di nomi come Rodrigo D’Erasmo, gli Operaja Criminale e lo stesso padre della nostra, quel Vincenzo già con Morricone e De André, ma nel conseguimento della propria missione l’artista svolge il suo ruolo senza temere alcuna sbavatura: dalle rafforzate reminescenze appartenenti proprio a quel pop che un tempo era rappresentato da Il giorno della mia festa ed ora dal singolo Lasciarsi andare all’incedere in levare, vagamente reggae, che parte da Avessi artigli ed arriva a Ho visto una stella cadere, da un rock in cui ad una cavalcata (Sole) può corrispondere un incalzante crescendo (Vorrei essere) a dolci e lievi ballate, come Del tempo perso e soprattutto il sussurrio di Fragili, fino al loop di fiati soffusi che cela un tocco di sensualità ne Un semplice bacio, l’ibrido tra hip hop ed elettronica della title track, con il contributo al microfono di un sempre ineccepibile Zona MC e il frenetico arrangiamento in mano a Favero stesso, o meglio Off Muziek, e l’occhio rivolto verso i CCCP con l’inflazionata, dai La Crus agli Jolaurlo, eppure immortale Annarella, la cui resa leggera ed ipnotica lascia presagire una sorta di epitaffio, non necessariamente identificabile con una triste fine, ma con un adeguatissimo epilogo, tale da confermare Pareidolia come il disco maggiormente riuscito di un’artista da più di vent’anni sulla cresta dell’onda. E soprattutto una felicissima sorpresa per quel che riguarda la maturazione tanto cara ad altre sue colleghe.
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