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LP – In the Bottle/Fooltribe/Vaggimal/Upupa, 7 t.
Un segno del destino che odora di elettricità. Un bruciore che lascia presagire la dissoluzione e l’immediata rinascita. Processi il cui svolgimento è consequenziale con l’entrata in contatto con una corrente novantiana, ma anche settantiana, di tutto rispetto. Sembrerebbero essere questi i giusti presupposti per dare un’idea di quello che il progetto The Great Northern X, effettivamente, è, soprattutto quando il cuore pulsante è rappresentato dalla voce di uno come Marco Degli Esposti, già con i Cranchi, il cui timbro sussurrato, lievemente squillante, mai soggetto a cali di intensità, dà la giusta corposità ai sette brani del lotto. Riferimenti che vengono spontanei: da una parte i vaghi richiami emo nell’introduttiva Skunk, le sfuriate hard di Dead Caravan ed una Carol che, nel suo cambio di atmosfere, è permeata di un feeling tipico di certo shoegaze, dall’altra la ballata Let’s Drown Our Sorrow ed il folk malinconico di The River Song, mentre a fare da punto d’incontro sono la pacatezza di Machine Gun Stars e Fever, soprattutto quest’ultima, con molta probabilità la summa generale dell’opera. È evidente come il bagaglio culturale dei quattro ragazzi non possa che influire molto positivamente al risultato finale, facendo di Coven un disco da tenere assolutamente in considerazione. In un vortice di vita e morte.
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