Path of the Martyrs è il chiaro esempio della cosiddetta democratizzazione del videogioco. Con il passare del tempo è stato possibile realizzare supporti che permettessero a chiunque di creare il proprio videogioco, in una chiave di rinnovata accessibilità che non ha fatto altro che giovare all’intero mercato. Nell’ultimo periodo è spopolato il famosissimo Dreams, titolo in esclusiva per le console di casa Sony, ma prima di quest’ultimo sono stati numerosissimi gli esempi di “videogame maker” presentati al grande pubblico. Tra questi, il più famoso resta sicuramente RPG Maker, il protagonista indiscusso del titolo di cui vi andremo a parlare quest’oggi.
Path of the Martyrs è un classico RPG a turnazione con una storia non lineare che fa delle meccaniche di gameplay (classiche ma svecchiate e rinnovate nello stile) il suo punto di forza. Narra la storia di un classico eroe fantasy segnato dalla perdita dei suoi affetti più cari: la storia, come già detto, è non lineare, dunque ciò si tradurrà in continui salti tra presente e passato che andranno poi a delineare la trama principale e la sorte di tutti i personaggi comprimari che andremo ad incontrare durante la partita. Questi risultano piuttosto blandi e privi di caratterizzazione, e spesso i dialoghi non rendono giustizia a situazioni che si sarebbero potute esplorare in modi diversi. La lore può essere approfondita attraverso elementi di codex trovati in giro per le varie aree.
Il gameplay si focalizza principalmente sul combattimento e sul risolvere dei puzzle o dei piccoli rompicapo, molto semplici anche per i poco avvezzi al genere. In generale il tutto risulta ripetitivo e potrebbe alla lunga stancare, poiché tutte le meccaniche di combattimento presentate ad inizio gioco tenderanno a ripetersi ciclicamente senza chissà quale grande aggiunta, se togliamo l’avanzamento nell’albero delle abilità.
Il combattimento si concentra su tre elementi: fuoco, ghiaccio e fulmine. Ciascuno di questi è debole ed al contempo forte verso l’altro, e sta al giocatore capire quale mob mostra particolari debolezze ad uno di questi elementi. Il nostro personaggio potrà castare sia classici attacchi fisici che magie, utilizzando principalmente tre armi: una spada, una lancia, dei guantoni da combattimento. Questi, rispettivamente, avranno una certa affinità cono uno dei tre elementi sopra elencati.
In fase di attacco dovremmo risolvere dei brevi quick time event per portare a segno il colpo, con annessa la possibilità di lanciare critici o di fallire miseramente l’attacco. Durante il nostro turno potremmo utilizzare oggetti o riposare per recuperare punti vita e punti mana. I nemici sono quasi tutti uguali tra loro, una volta imparate le debolezze di ciascuno il livello di sfida calerà drasticamente e subentrerà la noia.
Nel titolo è presente, come già menzionato, un albero di skill, che ci permetterà di apprendere nuove tecniche. Il punto è che queste potranno essere utilizzate solo con una delle tre armi, e visto che il titolo si basa sullo switchare tra un’arma e l’altra risulterà quasi inutile voler apprendere qualsivoglia tipo di abilità, senza contare che sarà possibile finire il gioco anche senza utilizzare nessuna skill: dopotutto, trovare Skill Point sarà impresa ardua e questi serviranno anche per aumentare la riserva di MP (che potremmo utilizzare in modo limitato durante tutto l’arco del combattimento).
L’altro elemento del gameplay, quello rompicapo, è approssimativo e forse superfluo: concentrarsi maggiormente sul combattimento avrebbe forse giovato ad una produzione non brillante. I puzzle saranno sia ambientali che basati su indovinelli per i quali dovremmo digitare la risposta giusta, ma per far ciò ci vorranno diversi tentativi (anche e soprattutto per chi non mastica l’inglese, visto che la localizzazione in italiano è del tutto assente).
Lo stile di Path of the Martyrs combina un insieme di ambienti in 2D e in 3D, con l’ampio utilizzo di disegni che vanno a coadiuvare le varie successioni narrative. Quest’ultimi non spiccano di certo per bellezza estetica, risultando spesso sproporzionati e privi di espressione: i disegni e i modelli presentati a schermo mostrano profonde differenze, e spesso ci si chiederà se in effetti si tratti dello stesso personaggio o no. Considerando che l’intero sviluppo del titolo è stato eseguito da una sola persona, non si poteva aspirare comunque a risultati migliori di questo. Nonostante le aree utilizzino bene o male gli stessi asset, appaiono comunque molto diversificate e sicuramente ben curate nei limiti tecnici del motore utilizzato. Le musiche sono poche e piuttosto ripetitive, in generale il comparto tecnico non brilla di certo per originalità e qualità ma accompagna quantomeno la godibilità di un titolo monotono e tedioso.
In Sintesi
Path of the Martyrs è un titolo che è, al momento, fin troppo incompleto. L’esperienza erogata è del tutto insufficiente per gli standard odierni, sebbene vada apprezzato quantomeno l’impegno di realizzare un combat system tutto sommato complesso (seppur ripetitivo). L’inserimento di QTE unitamente al sistema degli elementi permette al titolo di raggiungere la sufficienza, altrimenti negata vuoi per una realizzazione tecnica non brillante, vuoi per uno stile grafico non eccelso e sicuramente non adatto ad un pubblico più europeo.
Voto: 6
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