Il viaggio attraverso queste sonorità post rock si rivela spesso interessante ed estremamente suggestivo, come già suggerisce il nome del gruppo, e senz’altro anche le loro copertine.
Dopo il loro, breve ma efficace, debutto del 2006 con il loro album omonimo, che li ha senz’altro introdotti subito in questo filone, la band americana ritorna a distanza di tre anni con il loro nuovo album: “Above the Earth, Below the Sky”.
Come già detto prima, il titolo e la copertina non mancano di suggestione e una volta premuto play su questo disco, vi accorgerete che nemmeno la musica manca di questa qualità.
Si tratta di musica strumentale, che magari a molti non va giù, ma dopo qualche minuto di ascolto, la mancanza di melodie vocali è completamente ignorabile, data la completezza di questa musica esclusivamente a livello chitarristico.
Melodie su melodie, arpeggi, e quando ce n’è bisogno si attacca anche un po’ di distorsione. Ma come ho già detto in precedenza riguardo a questa musica, ascoltarla di per sé non è sufficiente, per dare quel pizzico di sale in più bisogna immergersi in un immaginario, spesso che viene dettato dalla musica, o semplicemente dalle immagini del booklet.
Quindi immaginatevi albe o tramonti, al mare o in montagna, magari anche in città o in un parco. Cieli di nuvole infinite e chiedetevi cosa direbbero, “se questi alberi potessero parlare”…
Oliver Tobyn per Mag-Music
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