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– Alessandro, presentati ai lettori di Mag-Music.
– Mi chiamo Alessandro Baronciani, ho 33 anni e vivo tra Pesaro e Milano. Faccio l’illustratore, lavoro come art director per le agenzie pubblicitarie, faccio fumetti. I fumetti li faccio sul treno. Pesaro-Milano sono quasi cinque ore adesso che l’alta velocità ha tolto tutti gli altri treni diretti per Milano. Tocca scendere a Piacenza e aspettare un altro treno, regionale, che arriva a Milano con quasi mezz’ora di ritardo. I fumetti sono la mia passione. Mi piace disegnarli perchè mi piace raccontare storie. Raccontare storie vuol dire anche poterle inventare. Nel senso che molte volte me le invento. Anche se parto da cose vere. I miei amici lo sanno che si, insomma, alle volte, le sparo grosse…
– A cosa ti sei ispirato per la storia presente nel tuo ultimo libro, “Quando tutto diventò blu?”
– Volevo raccontare un’avventura. E lo volevo fare in maniera originale. Volevo scrivere un’ avventura dove non bisognava espolare un luogo fuori nel mondo. E qui arrivano gli attacchi di panico. La storia racconta appunto l’avventura, o meglio a disavventura, di questa ragazza alle prese con un luogo profondo, immerso dentro di se. Ho scoperto che molte persone ne avevano sofferto, anche amici. E’ una malattia abbastanza sconosciuta anche se molto diffusa.
– Lavori con molti artisti del mondo della musica?
– Si, amo la musica, realizzo parecchie copertine e grafiche per dischi. Ultimamente ho realizzato il disco dei Sick Tamburo (ex Prozac+) e il vinile degli Afraid, un gruppo di Vicenza, a forma di cigno. Mi piace. Non ci si prende tanti soldi però puoi metterti in portfolio dei bellissimi lavori. Altri gruppi con cui ho lavorato sono Bugo, Tre allegri ragazzi morti, Perturbazione, e il gruppo dove suono: Altro.
– Disegnare quanto tempo prende alla tua vita?
– Tutto. E’ il mio lavoro. Mi fa sempre ridere l’idea che qualcuno mi dia dei soldi per fare una cosa che mi piace e che faccio da quando sono piccolo. Bisognerebbe lavorare con una passione. E ad una propria passione. Con questo voglio dire che per passione bisogna fare anche cose che non ci piacciono ma che, in un certo senso riguardano la propria passione. Quello che si dice esperienza. Nel senso che lo sapevo che quella prova per il libro a fumetti di inglesi sull’australia per l’editoria scolastica sarebbe andato a buon fine. Sapevo che avrei dovuto studiarmi l’Australia e che, a me, l’Australia fa schifo. Poi però disegnandola, studiandola, comprando libri sul continente me ne sono innamorato e adesso non vedo l’ora di farci un viaggio.
– Raccontaci come nasce e si sviluppo il tuo gruppo musicale: gli Altro. Sono uno sfogo della tua arte?
– Perchè uno sfogo? Gli Altro sono un gruppo punk! Suoniamo da più di 10 anni. Quando abbiamo iniziato a suonare non c’erano i cellulari. Se volevi suonare in un’altra città dovevi chiamare a casa dei genitori del ragazzo che organizza concerti. Un po’ come quando dovevi chiamare la ragazza che ti piaceva alle superiori.
Abbiamo realizzato tre dischi e tre settopollici. Suoniamo male, nel senso che quando siamo sul palco è come cadere dall’ultimo piano di un palazzo: chiudi gli occhi finchè non arrivi alla fine. Con gli occhi chiusi non riesci a vedere cosa stai suonando.
– Com’è stato partecipare al tributo ai Diaframma di Federico Fiumani?
– Bellissimo. un giorno mi sono trovato una chiamata sul cellulare, e una voce che diceva: “Ciao sono Federico Fiumani dei Diaframma, volevo chiedervi se potete registrare una canzone per un disco di tributo al gruppo dove suono“. Non sapevamo chi avrebbe suonato dentro tranne i i Tre Allegri Ragazzi Morti. Avevamo scelto una canzone da “In perfetta solitudine”, al telefono gli dissi che quando avevamo iniziato a suonare facevamo la cover di Altrove. E lui ha accettato al posto dell’altra. Ci siamo conosciuti ad un concerto insieme alla foce del Po’. È salito sul palco con noi e ha cantato Passato. Ma la cosa più bella è stata cenare insieme e parlare seduti al tavolo. E’ questa la vera ragione per cui si fanno i concerti: cenare una sera con una persona che vuoi conoscere in una parte del mondo che non avresti mai visto diversamente.
– Puoi darci qualche news sui tuoi progetti futuri?
– Spero di finire il prossimo libro per Lucca di quest’anno. Io e Omar (l’editore) ci teniamo particolarmente. Quindi ti aspetto a Lucca per il libro nuovo!
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