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“I confini dell’anima non li potrai mai trovare, per quanto tu percorra le sue vie; così profondo era il suo logos…“
Se si comincia a sfogliare il booklet “Logos” di Giorgio C. Neri compare questa citazione di Eraclito, noto filosofo vissuto tra il VI e il V secolo a.C., uno dei fautori della concezione di logos tramandataci dai greci. La sua parola nell’emisfero greco assunse innumerevoli significati (apprezzamento, relazione, ragione). L’espressione più adeguata che si cela dietro la parola “logos” può essere definita come ricerca della verità dell’essere. In Platone e Aristolete s’indentifica come enumerazione delle caratteristiche di una cosa e quindi il logos filosofico serve a stabilire la verità o la falsità di un enunciato. Il significato di verità per tutta la vita dell’uomo è stato il tarlo principale nei pensieri e nelle riflessioni dei più grandi pensatori. Difficile sancire la dimensione di verità dell’universo, Eraclito diceva che “la natura ama nascondersi” con ciò egli desidera cogliere che la realtà non è facile interpretarla, ma occorre fendere la nostra visuale oltre le nostre concezioni “umane”. In Eraclito, infatti, vi è una sorta di principio universale (logos) sui cui poi la realtà scrivesse il proprio cammino solcando ogni singolo passo verso se stessa, e che tutti i legami fossero ancorati alla natura attraverso il logos. Nel mondo c’è una ragione che governa tali rapporti come se fosse un demiurgo, come un direttore d’orchestra novella i suoi musicisti, così agisce il logos.
Oppure possiamo identificare la realtà veritiera delle cose, mediante la metafora che Platone usa per rappresentare l’uomo. Noi siamo come la statua del Glauco. Usando quest’esempio Platone cerca di evidenziare la verità nascosta che si cela dentro di noi. Il Glauco, infatti, è un’antica statua immersa nelle profondità più buie del mare, il quale dovrà essere ripulita dalla melma e dai residui marini per poterla ammirare in tutta la sua bellezza e sinuosità. Proprio come la nostra verità covata nel nostro inconscio. Proprio per questo motivo abbiamo bisogno della filosofia come arma per scoprire la nostra natura, il filosofo non è chi conosce la verità, ma ha il compito di dare un’opinione del mondo e vedere se quell’opinione sta in piedi da sola o è facile demolirla. La filosofia vuole liberare il “glauco” dentro ogni essere umano, è la critica dei pareri, benchè la verità esista in ogni uomo e quindi ognuno di esso è proprietario di verità.
Queste le premesse che il nostro arista vuole farci riflettere con la sua prima opera targata Black Widow Records. Un concept album riflessivo e introspettivo, capace di tradurre in musica i sogni e i pensieri che affligono la mente di Giorgio Neri, polistrumentista genovese, che finalmente si presenta al “grande” pubblico con il suo primo disco, per l’appunto intitolato “Logos“. “Logos” è una creatura duttile, capace di lambire l’indicibile razionalità costruita dall’essere. E’ un qualcosa, è un margine sottile di verità alla quale il nostro Neri anela. Tutte le sue fantasie, tutti i suoi pensieri si ritrovano in quest’opera. Il problema principale è quello condizionato dalla propria dimensione di uomo, non riuscendo ad andare oltre il linguaggio, oltre la sintassi oltretutto ciò che serva per contemplarsi con la propria anima. Una ricerca disperata che va scemandosi in un baratro di follia, di ragionamenti predicati da quello che la nostra mente ci detta. Neri con la sua musica talvolta visionaria, giostra intimamente con gli elementi dell’anima e dell’inconscio, spaziando tra un progressive di stampo anni’70 fino a delle vere trasposizioni hard rock.
Una musica dal carattere intimista, un fluire immutato di sensazioni e di emozioni che si dispiegano nell’aria, suggerendoci di rimanere inermi, come assorti dal tardo silenzio dell’oscurità della notte.
Salvatore Blandizio
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