Ve li ricordate i Fratelli Calafuria, vero?
Li abbiamo conosciuti nel 2008 con l’album che dà ufficialmente inizio alla loro carriera, “Senza Titolo – Del fregarsene di tutto e non fregarsene di niente”, e nel 2010 con l’EP “Altafedeltapaura” li abbiamo nuovamente accolti con entusiasmo. Originale, autoironico, sorprendente: tre aggettivi che descrivono solo superficialmente il mondo dei Calafuria.
Tornano oggi con il nuovo “Musica rovinata“, che è tutto tranne che semplice. Lo ascolti una volta e non ci capisci niente. Ancora una volta presentano un viaggio piuttosto ingarbugliato in quella che loro chiamano “musica rovinata”, ma che noi potremmo benissimo chiamare anche “l’alternativa alla musica alternativa”: rock, funk, jazz, punk, elettronica tutti insieme appassionatamente… cose che non si trovano esattamente in tutti gli album.
E poi testi pieni zeppi di ironia e autoironia, di citazioni più o meno evidenti (Disco tropical) e il loro caratteristico e irriverente non-sense. Per fare un disco così ci vogliono sì lampi di genio, ma anche del coraggio. La non-immediatezza dei brani viene ricompensata dopo qualche attento ascolto con una nuova scoperta e un estremo divertimento. Bisogna entrare in questo universo parallelo dove la musica prende tutta un’altra ottica: qui dobbiamo apprezzare i testi surreali, i cambi repentini di ritmo, la musicalità anche su una delle cose più odiose, l’incantarsi di un disco (il brano finale è infatti la già nota Ilfattodeicdincantati).
Ecclettici come pochi, anche stavolta i Fratelli Calafuria si fanno apprezzare per la loro musica (rovinata) e per il loro non essere “affattonormale”.
Michela “Mak” De Stefani per Mag-Music
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