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Forti della pubblicazione del loro terzo album, lo stupendo “Maktub”, abbiamo intervistato Dave, Stonino e Sergente, rispettivamente voce, basso e chitarra dei pescaresi Zippo.
Da metà marzo a inizio aprile siete stati impegnati in una fitta serie di date europee: Belgio, Francia, Inghilterra, Svizzera, Germania, Slovacchia, Ungheria, Croazia… com’è andata?
D: È andata mediamente bene, nonostante una data misteriosamente annullata in Inghilterra. Conserviamo un ottimo ricordo soprattutto della data di Vienna con Sons of Otis e Ufomammut, ma anche Svizzera e Ungheria.
In suolo italico, invece, la vostra attività live sembra procedere molto lentamente. Come mai?
D: Stiamo cercando di invertire questa tendenza, credimi. Ad agosto suoneremo in alcuni festival, poi a partire dal prossimo autunno cercheremo di essere più presenti sul suolo italiano. Vedremo se sarà possibile.
“Maktub”, vostro terzo disco, com’è nato? Un parto lento e faticoso o tutt’altro?
Se: Diciamo quasi cinque mesi di composizione e ci siamo tuffati in studio.
D: Pensa che la fase di registrazione è durata meno di una settimana. Conoscevamo i nostri obiettivi e siamo andati dritti come dei treni, questo anche grazie alla professionalità di Victor Love in regia.
L’artwork di “Maktub” è davvero molto bello e curato. Una domanda per Stonino, che si è occupato del lavoro con Alessandro Sergente: viene prima la musica o le immagini?
St: Ovviamente è la musica a venire per prima, poi cerchiamo di ridurla in immagini, per completare ciò che vogliamo dire.
La vostra sezione ritmica è impegnata anche su fronti diversi: il post-rock dei Death Mantra for Lazarus e il noise de Il Santo Niente.
St: Si, cerchiamo di tenerci il più impegnati possibile sul fronte musicale, i Death Mantra for Lazarus sono un progetto parallelo nato un po’ per gioco, ma che ha avuto buoni riscontri, dei Santo Niente siamo sempre stati fan, quindi diventarne parte è stato motivo di soddisfazione. Stiamo già portando la creatura in giro per l’Italia e, nel frattempo, lavoriamo sul prossimo disco dell’epopea.
Vi hanno recentemente paragonato a nomi illustri del (nuovo?) metal come Tool e Mastodon. Che effetto vi fanno questi accostamenti da parte della critica?
Se: Sono gruppi che ascoltiamo e seguiamo anche live, ma ovviamente non sono gli unici. Per quanto riguarda la critica, credo che un semplice accostamento sia giustificato, tutto il resto serve ad accentuare l’ignoranza del “critico” in questione.
Marco Gargiulo
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