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Strabiliante accoppiata rock all’Atlantico di Roma. Wolfmother e The Answer, due delle migliori realtà hard rock di stampo classico dell’ultimo decennio, insieme per quello che si prospettava un grande, grandissimo show. Purtroppo le attese per lo spettacolo sono state in parte deluse, in particolar modo dai Wolfmother. Se i The Answer in tre quarti d’ora di scaletta riescono a conquistare il pubblico con i loro brani granitici dalle raffinate venature blues e soprattutto con grande simpatia e capacità di tenere il palco, lo stesso non si può dire degli australiani.
Due ore e mezza di concerto per il quintetto guidato dal baffuto Andrew Stockdale, ma durata effettiva dello show di gran lunga minore, viste le frequenti pause e i tempi dilatati di ogni brano per far riprendere il frontman visibilmente su di giri (basti pensare che i tre minuti scarsi di Woman hanno sfiorato quasi il quarto d’ora di durata, senza che in fondo ci fossero chissà quali improvvisazioni da parte del gruppo, come sarebbe lecito aspettarsi da una band che riprende anche la scuola psichedelica dei Seventies). Peccato perché per la prima ora l’impressione avuta era stata più che ottima, con uno Stockdale sopra le righe e il resto della band che teneva botta nonostante, eccezion fatta per il bassista Ian Peres, gli altri membri peccassero d’identità, riducendosi più che altro a meri gregari. Punti nevralgici della scaletta soprattutto i brani del primo, omonimo (capo)lavoro, con qualche brano selezionato dal secondo “Cosmic Egg” e due ottime anteprime del terzo lavoro che verrà pubblicato prossimamente.
Purtroppo, il tira e molla finale tra Stockdale, gli organizzatori e la sua stessa band, con il frontman che insisteva a voler suonare nonostante fosse passata la mezzanotte e il resto del gruppo che più volte ha lasciato il palco per poi farvi ritorno, ha reso lo show davvero estenuante. Anche questo è rock’n’roll, e certamente Stockdale ha molto di rock nel suo animo, ma per il pubblico pagante sarebbe stato sicuramente preferibile assistere a uno spettacolo diverso e di alta qualità, come quello di Vigevano di due giorni prima.
Alla prossima, Andrew!
Livio Ghilardi
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