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Per comprendere chi è il Tommaso Zanello, alias Piotta, del 2012, bisogna partire da due tracce-simbolo del suo nuovo album: la title-track, Odio gli indifferenti, e Piotta è morto. La prima prende piede da una citazione di Antonio Gramsci e vede la partecipazione di Pierpaolo Capovilla de Il teatro degli orrori (ormai un vero e proprio “prezzemolo” della musica italiana). Il manifesto del Piotta-pensiero, un invito ad impegnarsi e a prendere posizione, sia che si tratti di scelte politiche sia che si considerino le decisioni più piccole ed essenziali della vita di tutti i giorni. Un appello a non restare impassibili davanti a ciò che quotidianamente ci circonda.
Piotta è morto è un pezzo decisamente originale, un auto-dissing in cui Piotta ironicamente si prende in giro, sciorinando tutte le critiche che puntualmente gli vengono mosse dai suoi detrattori. Il tutto imitando simpaticamente vari artisti della scena hip-hop, da Caparezza a Truce Baldazzi, su una base che si rifà al rock’n’roll delle origini.
È l’intero “Odio gli indifferenti” a dimostrare l’ottimo stato di salute dell’artista romano. Sempre più impegnato nel civile e nel sociale, Piotta non è più soltanto un rapper e sicuramente la scena hip-hop non può che stargli stretta. Lontano dal “coatto 2.0” de La mossa del giaguaro e di Supercafone, Zanello sa osare con una commistione musicale che pesca indifferentemente dal rock, dal reggae e dallo ska. Ritmi semplici, niente di davvero innovativo, ma che Piotta sa sfruttare al meglio, apponendoci le sue rime sapienti e ricche di contenuto. Una trasversalità musicale confermata anche dagli ospiti del disco: oltre al Capovilla nazionale, Bunna degli Africa Unite sulla reggaeggiante Goccia a goccia (argomento: l’acqua), Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion e Francesco Di Giacomo, storica voce del Banco del Mutuo Soccorso, su Troppo poco, il rapper Rancore in Roma Calling. Il coraggio di unire mondi diversi ma, in fondo, nemmeno troppo distanti.
I temi sono vari: il nucleare (Mai mai mai, scelto da Greenpeace per la campagna “No Nuke”), le coppie gay, le coppie di fatto, l’eutanasia, la ribellione studentesca. La banalità e la retorica, però, non abitano in questo disco.
In chiusura, c’è anche spazio per Piazzale Lagosta, 1, ballad dedicata da Piotta alla madre scomparsa.
Un disco vario, impegnato e che non annoia. Che cosa chiedere di più, al Piotta di oggi?
Livio Ghilardi
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