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Due anni fa l’EP d’esordio autoprodotto de L’orso (“L’adolescente“) passò quasi inosservato. La successiva partecipazione alle compilation “Il Cantanovanta” e “Il Calendisco” e due ulteriori EP (“La provincia“, “La domenica”), tutti prodotti dalla fantastica Garrincha Dischi, contribuirono a rendere il duo formato da Mattia Barro (voce e chitarra) e Tommaso Spinelli (voce e basso) uno dei nomi di punta della scena indipendente italiana. L’orso nel frattempo è cresciuto, è diventato una band (con l’ingresso di Davide Lelli e Gaia D’Arrigo), ha pubblicato un album d’esordio, omonimo. Undici brani, editi e inediti. Apre il classico Ottobre come settembre, in una nuova versione. Un brano che forma, assieme a Con i chilometri contro e la conclusiva La provincia (una delle loro canzoni migliori), una sorta di unica “concept song”.
Atmosfere in bilico tra Kings of Convenience e Belle and Sebastian. Come se non bastasse, colpisce non poco anche la varietà delle atmosfere create, come si intuisce dalla fragranza estiva de I nostri decenni (“Avrei voluto registrarti la nostra giovinezza in Betamax, ascoltarti in vinile e riguardarci senza età”), o l’autunno dolciastro de Certi periodi storici (quasi un valzer). Altrettanto non si può dire per James Van Der Beek (il biondino protagonista di “Dawson’s Creek”, unico brano debole del lotto, non aiutato dal rap finale di Magellano (ex Ex-Otago, scusate il gioco di parole).
Più a fuoco dell’esordio dei compagni d’etichetta L’officina della camomilla, “L’orso” è indubbiamente un buon lavoro.
Marco “C’est Disco” Gargiulo
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