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È vero, c’è math-rock e math-rock. Ma ogni tanto la voglia di rimanere fedele a certi stilemi deve cedere il passo alla voglia di trovare quante più ramificazioni possibili ad un genere simile. Nel caso dei Miotic, ascoltare “Antinomia” significa portare a compimento questo obiettivo, là dove il punto di riferimento principale risponde al nome di Don Caballero, come si evince tanto nel drumming di Nicola Benetti, che caratterizza l’iniziale Ubique, quanto soprattutto nel sapiente uso del basso da parte di Andrea Burgio, già nei Nero di Marte, il cui passaggio da una linea aggressiva, come nell’elettrica, sfrenata ed aliena Teethcake, al sapore funk della title track, fino al leggero retrogusto jazzy di Machinery. Punti cardine che riescono nel loro intento anche quando si tratta di cimentarsi in composizioni dallo stile maggiormente progressive, come nel caso dell’ossessiva The Dog and the Hole, dove gioca un ruolo da non poco conto anche il lavoro alla chitarra di Davide Badini, o una Philip, the Glass Elephant claustrofobica, metallica, quasi il risultato di una jam session turbinosa che vede mescolarsi in un vortice tutte le influenze del trio, come se a suonare fossero degli Zu sotto stupefacenti. A fare da caso a sé è invece Mausoleo dell’eterno distacco, dove alle tecniche adoperate si sostituisce un mood mistico contornato da riff di memoria tooliana, nell’arco di quasi otto minuti. Una parentesi hard-rock che contribuisce a fare di “Antinomia” un egregissimo esordio, dove viene meno ogni rischio di fare eccessivamente il verso allo stereotipo di turno.
Gustavo Tagliaferri
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