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Com’è nata, com’è strutturata e quali sono gli aspetti che differenziano la Code666 dalle altre etichette indipendenti italiane?
Emiliano Lanzoni: Code666 è nata in forma di fanzine nel 1998, come valvola di sfogo personale al culmine di una grossa crisi psicologica che mi aveva provato assai duramente. Dopo alcuni mesi decisi di evolvere la piccola fanzine fotocopiata in una casa discografica, non me ne rendevo pienamente conto ma si trattò di un passo fondamentale nel lungo processo di guarigione dai miei problemi. Code666 ha sempre rappresentato e sempre rappresenterà ciò che sono, è un’estensione di me stesso, sono io in una forma alternativa. Nel corso degli anni sono stato aiutato da alcune persone a portare avanti la sua lenta e faticosa crescita, ma devo dire che mi rispecchio molto nella frase che ho letto nella vostra intervista all’amico Francesco Palumbo: “My Kingdom Music ha ragione di esistere solo perché esisto io”. Ecco, in sostanza queste poche parole rappresentano perfettamente anche l’essenza della Code666. È piuttosto facile differenziarci dalle altre etichette indipendenti italiane dato che ce ne sono veramente pochissime (almeno in ambito metal), senza alcuna eccezione ognuna è guidata da una singola persona con una sconfinata passione per la musica, gusti molto selettivi e personali, inevitabilmente quindi ognuna ha la sua personalità, il suo stile…
Perché “Code666”?
Come dicevo nel 1998 attraversavo un periodo molto difficile e non me la passavo per niente bene. Una sera decisi di guardare una serie di vecchie VHS che qualcuno mi aveva prestato, tra queste ce n’era una molto rovinata, sporca ed in pessimo stato con una scritta a pennarello “code666”. Si trattava di un pessimo falso snuff movie credo messicano, e per farla breve guardandolo toccai il fondo… evidentemente era quell’ultima goccia necessaria a farmi raggiungere il punto più basso della mia esistenza, tant’è che la mattina dopo cominciai a buttare giù le parole che sarebbero confluite nel numero zero della Fanzine, il cui nome doveva e poteva solo essere code666.
Quando hai fondato l’etichetta, avevi uno o più modelli?
Sì, l’Avantgarde Music di Roberto Mammarella. Ero e sono un grande fan di quella che è di gran lunga la miglior etichetta metal italiana di sempre. Inoltre, io venivo da una precedente esperienza discografica dato che verso l’inizio degli anni ’90 avevo fondato insieme a due amici la Boundless Records, inizialmente al solo scopo di pubblicare i lavori della band in cui suonavo, ed evolutasi in seguito in una vera e propria label… Ecco la Boundless Records è stata per me un modello al contrario, avevo fatto molti errori di inesperienza con il mio primo tentativo, ed ero determinato ad evitarli quando diedi vita a Code666.
Qual è la filosofia generale dell’etichetta?
Produrre la miglior musica che posso finanziariamente e logisticamente sostenere.
Fate tutto da soli? O vi avvalete dell’aiuto di qualcuno?
Sono da solo. Ovviamente ho dei partner per quanto riguarda la distribuzione a livello mondiale, sia fisica che digitale, e come accennavo prima nel corso degli anni alcune persone hanno collaborato con me aiutandomi in alcuni aspetti, ma sostanzialmente Code666 è una mia creatura, e sarà sempre così.
Come selezionate gli artisti da accogliere nel roster?
La scelta è sempre e solo emozionale. Se sento qualcosa che mi colpisce dentro, allora devo cercare di pubblicarla. Paradossalmente, questo criterio ad un certo punto stava minacciando l’integrità artistica di Code666, dato che come tutti sono una persona che non ascolta solo e solamente metal estremo di avanguardia, ed insomma capii ben presto che era necessario creare una struttura che stesse sopra la Code666 e mi consentisse di operare liberamente anche in altri ambiti musicali salvaguardando l’identità di Code666, ed è per questo che nel 2004 fondai l’Aural Music, che ha il preciso scopo di fungere da Ombrello per tutte le mie attività in ambito musicale.
Siete più voi a cercare, o siete soprattutto cercati? Qual è il tuo metodo per cercare nuove band da pubblicare?
Sono più io a cercare, adoro scovare nuove band, lo scouting è uno degli aspetti che preferisco del mio lavoro. Certo ricevo dozzine di promo alla settimana, ed ogni tanto è capitato di scovare qualcosa di buono dalla montagna di demo che arrivano, ma in genere sono io ad andare alla ricerca, ed utilizzo solo ed esclusivamente internet per farlo: non sono una persona a cui piace uscire, andare ai concerti o incontrare persone, mi trovo molto più a mio agio davanti ad un computer, scavando e raspando nei più oscuri meandri della rete alla ricerca di qualche gemma nascosta.
Che tipo di accordi vengono stipulati con gli artisti? E come vengono suddivisi investimenti, lavoro ed eventuali profitti?
Generalmente faccio contratti per più album dato che mi piace poter lavorare nel medio-lungo periodo con le band: non ho la forza economica né la struttura per “avere successo” subito con il primo album che pubblico, ho bisogno di tempo e lavoro per far crescere la band, il suo nome, la considerazione e la reputazione… insomma sono più adatto a corse sulla lunga distanza e quindi nelle mie band cerco collaborazione e voglia di crescere assieme senza aspettative non realistiche o frenesia di successo immediato.
In media, quanto vende un titolo? E quel è stato il vostro best-seller?
È veramente difficile fare una media dato che ci sono differenze enormi, basti pensare che il mio titolo di maggiore successo viaggia verso le quindicimila copie mentre ci sono dischi che non hanno raggiunto (né mai lo faranno) le duecento copie vendute…
Qual è il tuo album preferito tra quelli pubblicati? E quello più sottovalutato?
Sono moltissimi (quasi tutti in effetti) i dischi che adoro e sarebbe per me impossibile metterli in graduatoria, così come sono veramente tanti quelli che reputo sottovalutati… Ovviamente sono di parte ed il mio giudizio non è obiettivo, ma se fosse per me tutti i dischi che ho pubblicato meriterebbero un successo di gran lunga superiore rispetto a quello ottenuto. L’aspetto positivo è rappresentato dalla longevità delle produzioni targate Code666: salvo rare eccezioni i nostri titoli vendono anche dopo 5, 10 o 15 anni dalla data di uscita, non sono dischi pubblicati per inseguire una moda del momento, nel loro piccolo, sono dei classici.
In percentuale, quante copie si vendono nei negozi, quante attraverso il vostro sito e quanto ai banchetti dei concerti?
Non faccio banchetti ai concerti, né ho mai scambiato i miei titoli. Il webstore è in costante crescita come vendite ma direi che le percentuali si attestano intorno ad un 80% negozi e distributori ed un 20% mailorder.
Come vedi in prospettiva “l’oggetto” disco? Pensi anche tu che il futuro sia nei file da scaricare, con la “fisicità” di vinile e/o cd ad appannaggiodi una ristretta cerchia di cultori e nostalgici?
Sì, è inevitabile. E devo dire di non essere assolutamente uno di quei nostalgici che vorrebbero tornare al passato, o che rimpiangono i “bei tempi andati” del supporto fisico come unico mezzo di fruizione della musica. Amo il progresso, amo il cambiamento ed abbraccio volentieri tutte le novità che il futuro ha in serbo per me… Continuerò a produrre cd e vinili fino a quando ci sarà richiesta, altrimenti mi adeguerò volentieri e con entusiasmo ai nuovi formati che si imporranno.
C’è qualche altra etichetta italiana con la quale vi trovi in sintonia?
Certo: Avantgarde Music, My Kingdom Music, Eibon, Wormholedeath, Ordo MCM sono tutte realtà con cui collaboro e che stimo moltissimo.
Che cosa dobbiamo aspettarci da voi nei prossimi mesi?
Il 2013 ha rappresentato per Code666 e Aural Music un anno storico: abbiamo polverizzato ogni record in termini di numero di uscite, fatturato e crescita rispetto al 2012 che invece è stato un anno difficile a causa di problemi interni. Per il 2014 l’obiettivo è di migliorare e di crescere ancora, conto di farlo anche grazie ad alcune band i cui dischi vedranno la luce in questo anno solare: DiabolicuM, Fen, (Sic)monic, Saille, Electrocution, Void of Sleep, Dynfari, e tanti altri.
a cura di Marco Gargiulo
Behind the Records: la parola alle etichette discografiche.
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