Behind the Records: Lavorarestanca

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Com’è nata, com’è strutturata e quali sono gli aspetti che differenziano la Lavorarestanca dalle altre etichette indipendenti italiane?

Fabio De Min: Lavorarestanca nasce semplicemente dal desiderio di pubblicare dei dischi che a nostro avviso meritano di essere pubblicati. È una piccola struttura alla quale non riesco nemmeno a dedicare tutto il tempo che vorrei, tanto che penso spesso al fatto di allargare la cerchia di collaboratori, definire una struttura organizzativa più solida, pianificare un tot di uscite. Poi però mi dico che così facendo finirei con il mettere in moto tutta una serie di dinamiche che rischiano di minare la passione, che sta alla base di ogni nostra attività. Quindi per ora preferiamo continuare a pubblicare i dischi che ci piacciono quando ne abbiamo tempo e voglia, non ci tengo a entrare per forza nella categoria dei discografici.

Perché “Lavorarestanca”?

Perché occuparsi di musica e di arte nel pensiero comune non è un lavoro. Allora tanto vale dire che non ho mai lavorato un giorno in vita mia.

Quando hai fondato l’etichetta, avevi uno o più modelli?

Dei veri modelli no, ma  un po’ di esperienza si, essendoci passato in prima persona. Diciamo che ho sempre pensato che  oltre a quello contrattuale dovesse esserci un rapporto umano, fra artista ed etichetta. In tal senso nelle mie esperienze con Aiuola Dischi e Sleeping Star sono stato molto fortunato. Poi ti dirò che il mio rapporto con i dischi comincia a 14 anni, mi piace pensare che il passare dall’ascoltarli al suonarli, quindi produrli e pubblicarli, sia una specie di evoluzione, attraverso la quale ho mantenuto vivo l’entusiasmo iniziale.

Qual è la filosofia generale dell’etichetta?

Trovare un buon equilibro fra attivo e passivo. Non fregare nessuno. Non porre false aspettative agli artisti.

Fate tutto da soli? O vi avvalete dell’aiuto di qualcuno?

Ci avvaliamo di qualche collaboratore esterno a seconda del carico di lavoro, ma cerchiamo di occuparci sia della pubblicazione che della promozione.

Come selezionate gli artisti da accogliere nel roster?

Non è una vera e propria selezione. Per alcune pubblicazioni ci siamo mossi noi, per altre sono venuti a cercarci. Tutte sono nate attorno ad un progetto costruito insieme all’artista. Se invece devo indicarti un criterio posso dirti che prediligo le proposte che hanno effettivamente qualcosa da dire, delle storie da raccontare. Non amo la musica confezionata ad hoc per compiacere qualcuno, pubblico o addetti ai lavori che siano.

Siete più voi a cercare, o siete soprattutto cercati? Qual è il tuo metodo per cercare nuove band da pubblicare?

Decisamente la seconda delle due, ma come ti dicevo non riesco ad occuparmi dell’etichetta 365 giorni l’anno, per cui a volte lo stimolo e le proposte che arrivano dall’esterno sono la scintilla che rimette in moto tutto.

Che tipo di accordi vengono stipulati con gli artisti? E come vengono suddivisi investimenti, lavoro ed eventuali profitti?

Gli accordi variano a seconda del progetto. Solitamente preparo una sorta di piano discografico e lo discuto con gli artisti, cercando di trovare una formula che soddisfi entrambe le parti. L’obbiettivo di ogni progetto dovrebbe essere la sua sostenibilità, non ha senso investire soldi e produrre dischi in perdita perché non giova a nessuno. Allo stesso tempo fare l’artista significa faticare sempre moltissimo e trarre profitto esclusivamente dalla predisposizione naturale al sacrificio del’ artista da parte di un’etichetta è una cosa meschina. A chi spetta il maggior investimento spetta anche la fetta maggiore di profitto, ammesso che ce ne sia.

In media, quanto vende un titolo? E quel è stato il vostro best-seller?

Poco, siamo sulle 300 copie, più il digitale. Il best seller dell’etichetta è “La vita agra” di ùnorsominòre., del quale abbiamo esaurito la prima tiratura.

Qual è il tuo album preferito tra quelli pubblicati? E quello più sottovalutato?

Non ho un preferito, a tutti ho dedicato lo stesso sbattimento e la stessa passione. Il più sottovalutato però è certamente il disco dei La-bàs, che soffrendo probabilmente il fatto di essere un’opera prima ha ricevuto meno attenzione da parte della stampa di quello che meritava. A volte capita, l’importante è non misurare il proprio valore di artista sulla base dei riscontri dei media di, ma continuare a credere al proprio progetto.

In percentuale, quante copie si vendono nei negozi, quante attraverso il vostro sito e quanto ai banchetti dei concerti?

Dipende molto dal numero di concerti, anche se non fa mistero che nei negozi si venda sempre meno. Il mail order attraverso il sito è attivo solo da qualche mese e sta andando benissimo. Abbiamo appena attivato il pre-order per il nuovo disco di artemoltobuffa, che uscirà il 9 giugno, e il pubblico sta rispondendo bene. Questa fiducia riposta a occhi chiusi è una cosa molto positiva per un’etichetta o per un’artista. Ti fa sentire meno solo nella tua battaglia contro l’indifferenza generale.

Come vedi in prospettiva “l’oggetto” disco? Pensi anche tu che il futuro sia nei file da scaricare, con la “fisicità” di vinile e/o cd ad appannaggio di una ristretta cerchia di cultori e nostalgici?

 Il file da scaricare è già il passato visto che il presente è rappresentato dal cloud computing. Il vinile è in crescita solo rispetto a se stesso dentro un mercato generale che comunque è in costante calo e non riesco a leggerlo come un segnale positivo di ripresa. Semplicemente, in una situazione in cui i dischi si vendono sempre meno, parte degli acquirenti si è spostata sul vinile, e presumo che per tutti si tratti più di un ritorno  che di una scoperta. Il concetto di disco è finito quando abbiamo premuto per la prima volta il tasto “skip” su un lettore cd.

C’è qualche altra etichetta italiana con la quale vi trovi in sintonia?

Gli amici Fosbury Records, che hanno contribuito a un pezzo di storia della discografia indie italiana, e che hanno appena chiuso i battenti. “It’s better to burn out than fade away”.

Che cosa dobbiamo aspettarci da voi nei prossimi mesi?

Abbiamo appena annunciato “Las Vegas nel bosco”, il nuovo disco di artemoltobuffa e stiamo preparando qualcosa per l’autunno.

a cura di Marco Gargiulo

Behind the Records: la parola alle etichette discografiche.

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Blogger professionista e da sempre appassionato esperto di telecomunicazioni, serie tv e soap opera. Giuseppe Ino è redattore freelance per diversi siti web verticali. Ha fondato teleblog.it, tivoo.it, mondotelefono.it, maglifestyle.it Ha collaborato tra gli altri anche con UpGo.news nella creazione di post e analisi. Collabora con la web radio Radiostonata.com nel programma quotidiano #AscoltiTv in diretta da lunedi a venerdi dalle 10 alle 11.

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