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CD/LP – Kscope – 10 t.
La pausa improduttiva, iniziata con A Natural Disaster nel 2003 e durata sette anni, sembra solo un ricordo lontano, e gli Anathema pubblicano ormai un album di inediti ogni due anni. Dopo We’re Here Because We’re Here (2010), arriva Weather Systems (2012), seguito a sua volta da Distant Satellites (2014), con una precisione quasi svizzera. Simili ritmi, tutto sommato, sono stati tenuti anche in passato (a parte, per l’appunto, la suddetta pausa) senza che invalidassero particolarmente la qualità dei vari album. Ma pare sia arrivato il momento in cui l’aitanza giovanile del gruppo di Liverpool comincia a scemare.
Se We’re Here Because We’re Here era un album più che buono e fresco, rovinato minimamente solo dalle aspettative troppo alte, e se Weather Systems era un lavoro discreto che viveva ancora dell’entusiasmo dell’agognato ritorno di due anni prima, in Distant Satellites si comincia a perdere sia lo slancio che l’effetto sorpresa. Le prime due parti di The Lost Song ricordano un po’ troppo le due Untouchable del suo predecessore, sia per posizione all’interno dell’album che per stile. Dusk (Dark Is Descending) e The Lost Song, Part 3 sembrano una versione rallentata rispettivamente di Thin Air e Summernight Horizon. Ariel infine suona come una The Beginning and the End mal riuscita. L’album risulta così diviso in due metà esatte: la prima che contiene canzoni che potrebbero benissimo essere delle melense tracce bonus di We’re Here Because We’re Here e Weather Systems; la seconda un po’ più originale e dedita a qualche vaga sperimentazione elettronica, forse leggermente scialba. L’unica vera eccezione è rappresentata da Anathema, che unisce melodie ipnotiche e minimali ad un conclusivo climax tipicamente post-rock (molto usuale nelle loro ultime uscite), in un amalgama decisamente piacevole.
In fin dei conti, l’asso nella manica degli Anathema è sempre stato saper guardare al futuro e ad influenze nuove, pur mantenendo un occhio di riguardo a quanto era stato fatto fino a quel momento. In questo modo la loro identità è sempre stata ben delineata, modificata leggermente di volta in volta, sì da non perderla per strada in eccessivi sperimentalismi. Già Weather Systems, però, mancava di quella spinta in più che tutti gli altri album avevano, e Distant Satellites si è adagiato definitivamente sugli allori. Qualcosa, forse, comincia ad andare storto. Edoardo Giardina
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