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Ad aprire le danze, il 6 ottobre all’Alcatraz di Milano, perfettamente in orario, si presentano i Mother’s Cake, un trio austriaco molto giovane. La loro proposta consta di sonorità prettamente hard-rock, molto classiche, arricchite da un’ispirazione tendenzialmente funky. Il tutto, nel complesso, risulta abbastanza minimale, a partire dal fatto che i membri del gruppo siano solo tre; ciò comporta che il chitarrista si occupi anche delle linee vocali, aiutato ogni tanto dal batterista coi cori, e che il bassista sia molto presente in tutte le composizioni, musicalmente parlando. Ci si potrebbe chiedere se una proposta così vintage, ma comunque decisamente movimentata, possa essere l’ideale per aprire ad un gruppo come gli Anathema degli ultimi anni; o se magari non fossero più idonei a questo ruolo band sullo stile degli Antimatter, L’alba di Morrigan e Arctic Plateau, che già in passato li accompagnarono. Ma, volendo citare proprio il gruppo dei fratelli Cavanagh, i Mother’s Cake hanno rappresentato una sorta di piacevole “tempesta prima della calma”.
Mezz’ora più tardi, dopo un breve sound-check ma sempre perfettamente in orario, salgono finalmente sul palco gli Anathema. Al netto di due album lievemente sotto tono, la loro performance è comunque molto attesa dal pubblico, che li saluta calorosamente. Il fatto che proprio il 6 ottobre sia anche il compleanno di Daniel Cavanagh scatena inoltre qualche coro di augurio, accettato timidamente dallo stesso e incitato invece dal fratello Vincent.
La scaletta si è anche dimostrata ben bilanciata: seppur con un’ovvia prevalenza di canzoni estratte dagli ultimi due album, si è potuta ascoltare qualche perla da “A Natural Disaster” e “We’re Here Because We’re Here”, oltre ad un grande classico annunciato dal gruppo stesso nel corso del concerto – che poi si è rivelato essere Fragile Dreams. L’unico peccato è stato forse vedere un grande artista qual è Daniel Cardoso relegato ad un ruolo tutto sommato abbastanza marginale, messo un po’ in ombra dalla coesione dei tre fratelli Cavanagh e dei due fratelli Douglas. Tuttavia, una volta abbandonata la postazione dietro alla batteria e spostatosi momentaneamente alla tastiera al posto di John Douglas, ha magistralmente interpretato e improvvisato parte di The Beginning and the End, dando un’ottima prova di se stesso.
Insomma, gli Anathema ultimamente hanno scoperto una parte di loro stessi estremamente smielata, tanto che parole come “feel”, “heart”, “inside” e “love” riempiono sempre più i versi delle loro canzoni, ma la magia che il sestetto riesce a creare sia live che in studio rimane irripetibile.
Edoardo Giardina
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