[adsense]
CD/LP – Woodworm – 10 t.
Una finestra da porre al centro di tutto, come scappatoia dalla quale uscire di casa. Una via di fuga da una prigione precedentemente inattesa, frutto di un brusco passaggio dal caldo al freddo, dalla luce all’oscurità, là dove, senza né porte né serrature, la disillusione finisce per avere la meglio, lungo un percorso che, gradualmente, ha finito per rivelare una crescente determinazione da parte di chi lo ha intrapreso. Mettendosi nei panni dei Fast Animals and Slow Kids è chiaro che un album come questo Alaska coincida con una tappa fondamentale di cotanta carriera, quella del raggiungimento della piena maturità. Perché appare evidente, già dal primo ascolto, come i quattro ragazzi perugini riescano a scrollarsi di dosso quel fare che li rendeva maggiormente vicini a dei Foo Fighters nostrani, in quanto ad attitudine. Se dei rimasugli dell’ottimo Hýbris risultano comunque presenti nelle sole Calci in faccia e, parzialmente, in Odio suonare, a prevalere è un tono, in primis nella voce di Aimone Romizi, più energica che mai, ma meno beffarda e più seria, è quello di una band consapevole di essere diventata adulta nel suo non essere né meramente punk né meramente rock, ma nel voler semplicemente seguire la sua strada, tanto da arrivare ad equilibrare pianoforte, wurlitzer, archi (in mano, rispettivamente, a Francesco Chimenti dei Sycamore Age e Nicola Manzan) e chitarre, come si evince dall’Ouverture d’apertura, cadenzata ed ossessiva prima, distruttiva e dal vago sapore screamo (per un gruppo situato dall’altra parte della barricata) poi, la maniera più consona attraverso cui dare manforte, con un tocco di maestosità, alla doppietta Il mare davanti–Come reagire al presente, la granitica esaustività di Con chi pensi di parlare?, persino l’incedere classicheggiante del proclame Te lo prometto, ideale continuazione di una Coperta, più che calda, decisamente focosa, fino ad un Grand Final, anticipato dall’inaspettata e sofferta ballata Il vincitore, concepito come una suite in più movimenti, dove ad ogni strofa si raggiunge un’intensità via via maggiore, con un tocco quasi da musical moderno (!). Molta carne al fuoco, indubbiamente, ma senza mai eccedere troppo. Un dato che va a favore di un album che, per i Fast Animals and Slow Kids, rappresenta quell’apice tanto auspicato, concepito nel freddo e tale da far sì che quello stesso freddo venga alleviato il più possibile, nel migliore dei modi. Da ragazzi a uomini.
[adsense]
0 comments