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“Dove sono le cose che vedevo quando mi guardavo? Dove sono le cose che nascosi e ora non trovo più? Anche la guerra è più facile, se conosci bene il tuo nemico. Ma ti giuro che ‘io’ è la cosa più distante a me“.
Matita, gomma e pastelli.
Che la caratteristica dominante di certi disegni sia quella della presenza di due sole tonalità, il bianco della superficie su cui si opera e il nero dei tratti che definiscono ciascuna figura, non è affatto da mettere in dubbio. Ma è anche vero che non sempre possono esserci esclusivamente queste vie di espressione, perché si sente la necessità di dare quel qualcosa in più, di sbattere in faccia un ulteriore tocco di vitalità. Colori, rintracciabili a cavallo tra gli arcobaleni.
Appunto, a cavallo. La giusta occasione per colpire ancora, quando si tratta della Ice for Everyone degli Zen Circus. Nel segno dell’energia, tra Criminal Jokers e Casanovas, c’è bisogno anche di “Cavalli”, e di un quartetto come i Fast Animals and Slow Kids, reduce da quel “Questo è un cioccolatino” che ha fatto loro da biglietto da visita, non solo per il titolo.
“È da tempo che mi chiedo, è da tempo che domando… cos’è il gusto? Cos’è il gusto? Cos’è giusto?“.
E così quello che inizialmente era il profilo di un quadrupede povero nei dettagli, come l’ambiente circostante, nel corso di trentacinque minuti di musica può trasformarsi in qualunque cosa, a suon di secchiate di tutti i tipi che si susseguono per ben undici canzoni. Il giusto contenuto di un album da colorare, come viene definito lo stesso, e proprio per questo non carente di allegria. Gli interrogativi sul “Gusto“, e il conseguente desiderio di più di un “Cioccolatino“, a costo di affrontare il mal di pancia, le manie di persecuzione e di autolesionismo che si fanno largo pensando a “Lei“, le camminate in “una città di collina con il piede nella fossa” (Collina), la sciocchezza delle competizioni (Mangio) le sensazioni percepite dai “Nervi“, il cannibalismo rappresentato attraverso i propri “Organi“. Il mondo della band di Aimone Romizi è questo e altro, con punte anche declamatorie (Pontefice), simpaticamente cervellotiche (Copernico) e poetiche, come in Lì, con le sue improvvise chitarre acustiche, e Guerra, vero e proprio conflitto tra pianoforte e battiti di batteria.
“Quello che io cerco non lo trovo più, quello che io ho perso non me lo dai tu!“.
Sono queste caratteristiche che fanno di “Cavalli” un esordio molto convincente e da recuperare, un modo per avere a che fare, a modo proprio, con l’uso di tecniche differenti di posizionamento del colore. Osservando tanto la velocità delle figure immaginate quanto la calma che c’è voluta per lasciare in movimento. Con la musica.
Adesso il disegno si può dire che sia come più lo si voleva. Non ci sarà gomma che lo cancellerà facilmente.
Gustavo Tagliaferri per Mag-Music
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