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Thomas Hand Chaste, al secolo Andrea Vianelli, ha fatto parte di formazioni importanti del metal italiano come Death SS e Paul Chain (Violet Theatre). Sabbatai Zevi è il nuovo album dei Witchfield, creatura nata nel 2006 grazie ai fratelli Cardellino de L’impero delle ombre.
Innanzitutto, come stai? Molti non sanno che hai avuto un incidente stradale qualche anno fa.
Bene, grazie. Nonostante tutto posso dire di essere in un periodo più che positivo, la mia vita ha preso una direzione del tutto nuova e questo è molto interessante.
Sabbatai Zevi è incentrato sulla figura dell’omonimo mistico ottomano, padre del sabbatianismo. Che cosa ti ha affascinato così tanto della sua vita?
Non è affascinante Sabbatai Zevi, che è un falso messia, ma affascinante è il racconto di Isaac Bashevis Singer, Satana a Goray, che parla della comunità di Goray e descrive l’abbrutimento che l’uomo è capace di procurarsi in cambio di una falsa promessa. Questo è un tema sempre attuale e ci sono centinaia di esempi nel corso della storia, ed anche oggi di false promesse ne girano parecchie. Ma probabilmente questo è il nostro destino, andare a fondo per poi risalire, sempre cosi all’infinito, o meglio fintanto che esisteremo.
Sabbatai-Sabbath… Pura coincidenza?
Sì, pura coincidenza, non conoscevo Sabbatai Zevi prima di leggere Singer, e non è strano, di coincidenze ne ho viste e vissute parecchie, come tutti del resto. In ogni caso devo dire che l’album avrebbe potuto prendere il titolo da qualsiasi altro nome o situazione della storia, ma Sabbatai Zevi suonava proprio bene.
La direzione musicale di Sabbbatai Zevi è in parte differente rispetto al passato. In ce modo hai lavorato?
Ma francamente sempre con lo stesso incipit con cui ho realizzato Sleepless e anche The Shining Darkness con Sancta Sanctorum. Quest’ultimo lavoro completa una trilogia di brani pensati e composti come una continuità di lavori fatti in passato sia con i Death SS e sopratutto con il Paul Chain Violet Theatre. Questi tre lavori vanno presi tutti insieme, e pur essendo stati pubblicati in tempi differenti non hanno una cronologia, è un flusso continuo di questo genere musicale di cui sono padri, anche a livello internazionale (magari poco conosciuti) sia i primi Death SS che il PCVT .
Il team di Sabbatai Zevi è più corposo rispetto al lavoro precedente. Come hai scelto i tuoi compagni d’avventura?
Non avendo più vincoli con i precedenti componenti del primo lavoro mi sono trovato libero di procedere come volevo; avevo i brani già scritti e incisi, ma a quel punto sarebbe stato un lavoro solista quindi in primo luogo ho cercato dei chitarristi per gli assoli. Il metodo è stato sempre uguale e cioè invitavo i vari chitarristi, uno alla volta, facevo sentire il brano che avevo scelto per loro e poi dicevo di fare tutto quello che volevano, registravamo cinque/sei tracce e il gioco è fatto. Per le parti di cantato per forza di cose è stato diverso, ho inviato ai cantanti la traccia della melodia con il testo e poi loro mi hanno inviato la registrazione della loro voce. Ho lasciato uno spazio per il basso stratosferico di Raffaele Magi e tolto un mio assolo di organo cedendolo ben volentieri a Pietro Pellegrini (Alphatauros), ho incluso anche un brano composto assieme ai Mendes. È stato un bel divertimento.
Come hai scelto le voci? Giovanni Cardellino de L’impero delle ombre rispetto al passato canta solamente in un brano.
Si in effetti doveva cantare Giovanni ma poi, per motivi suoi, non è riuscito ad occuparsi pienamente, allora ho pensato di contattare più voci, Tiziana Radis (Secret Tales) e Nicola Rossi (Doomraiser). Due pezzi li canto anche io, che tutto sommato hanno dato valore all’album.
Come s’inserisce nel contesto la cover di Make Up Your Mind dei Quartermass?
In Sleepless avevo messo la cover di Alice Cooper, era un pezzo che eseguivamo spesso dal vivo con i Death SS, ed era un po’ che volevo inciderla. Ne avevamo messe due nell’EP Black Sun, Rainbow Demon e 21st Century Schizoid Man, non ho saputo resistere continuando, in questo ultimo lavoro, la tradizione con Make Up Your Mind dei Quatermass.
I concerti. Con i Witchfield ti sei esibito una sola e unica volta durante la seconda edizione del festival romano Stone Hand of Doom. Ci saranno novità a questo giro?
Fare quel concerto a Roma è stato gratificante ma anche difficile da preparare. In quell’occasione suonavo con musicisti abruzzesi, di Vasto, che distavano da me 320 km. Puoi immaginare le difficoltà, e pur essendo gente preparata qualche prova toccava pur farla. Il problema è che non ci sono tanti musicisti in giro preparati e sopratutto che si dedichino a questo genere musicale. Comunque sono sempre alla ricerca di elementi con cui si possa creare una base solida che mi permetta di fare concerti dal vivo, il repertorio non mi manca. Attualmente sono con delle vecchie conoscenze e stiamo cercando il feeling giusto.
Possiamo considerare conclusa l’esperienza Sancta Sanctorum dopo solamente un album e un EP? Sono convinto che se aveste suonato dal vivo vi sareste tolti delle gran belle soddisfazioni, soprattutto all’estero.
Suonare dal vivo con Sancta Sanctorum sicuramente avrebbe dato i suoi frutti ma i vari impegni di Steve (Sylvester, NdA) e sopratutto, anche in questo caso, forti problemi logistici non ci hanno permesso di mettere in piedi uno spettacolo all’altezza. Un altro album dei Sancta Sanctorum? Per quanto mi riguarda, come ti dicevo prima, con Sabbatai Zevi chiudo una trilogia e al momento non ho intenzione di riprendere questo tipo di musica, ho voglia di fare cose diverse, mi fermo qui. Poi, mai dire mai…
Darai mai un seguito a Uno Nessuno Centomila, il tuo primo album solista?
Quasi sicuramente, ho delle idee da sviluppare, proverò ancora strade diverse fuori dai canoni pop (inteso come canzoni che hanno una melodia) ho una visione precisa ma di difficile attuazione, oltretutto sarà un problema trovare un’etichetta per questi lavori.
I tuoi ultimi ascolti?
È da un po di tempo che mi dedico alla musica classica, ho i quattro libri di Surian (Elvidio, NdR) Manuale di storia della musica e con calma me la studio e mi documento prendendo dei CD o meglio dei vinile se li trovo. Ma non voglio passare da rincoglionito o snob, è chiaro che ogni tanto vado a vedere qualche novità ma non mi colpiscono.
Considerando che Sabbatai Zevi era pronto dal 2011 ma pubblicato solamente ora, sei a lavoro su altri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Ho ancora molte cose incise che spaziano, musicalmente parlando, in varie direzioni vedrò come completarle e indirizzarle. Attualmente sto di nuovo collaborando con Felis Catus dei Mendes e sto scrivendo dei pezzi per Tiziana Radis. Siamo sempre in movimento.
Marco Gargiulo
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