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Autoproduzione, 5 t.
Deve sembrare difficile cercare di uscire da quel sottobosco a rischio di egemonia da parte di cover e tribute band, se non si ha una sufficiente determinazione. Ma se nel corso della propria crescita interiore si finisce persino per entrare nelle breccia del Banco del Mutuo Soccorso, in termini di collaborazioni, è chiaro come le buone intenzioni, per Micaela Bruno, possano divenire un’autentica affermazione. Maggio all’improvviso, suo primo EP, ha in cinque tracce il prologo ed allo stesso tempo l’epilogo di un tragitto che, senza tralasciare le origini, guarda a Björk, ai Massive Attack, ai Zero 7, se non a Lykke Li, come dimostra immediatamente il risultato: il pop-rock della title track, dalle sfumature soul, non stonerebbe affatto nell’attuale circuito radiofonico, come felice eccezione alla regola, Il vaso di Pandora strizza l’occhio a certa dance degli ultimi anni, Aessenza è una dicotomia elettro-analogica, un ipotetico dialogo tra seduzione e sofferenza, tra istinto e raziocinio, Il niente che mi dà è un enigmatico amalgama di beat spaziali e giochi vocali, mentre Inadatta al mondo, unico momento riecheggiante i passati trascorsi dell’artista, è un’affascinante ballata dalle tinte jazzy. Calda e sensuale come è, la Bruno sa come servirsi delle proprie potenzialità senza sprecarle, e l’EP in analisi non fa eccezione.
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