L’era PlayStation è stata costellata di tantissimi successi e anche di perle che, per varie ragioni (anche politiche), non hanno potuto ottenere la giusta attenzione a causa di una distribuzione limitata in pochi territori.
E’ questo il caso di Front Mission 2, uscito nel 1997 e pubblicato da Square Enix esclusivamente in Giappone a causa di una serie di tematiche narrative ritenute dal publisher troppo sensibili per l’occidente, almeno in quel periodo.
Questo ha inevitabilmente portato lo strategico di Square Enix a ritagliarsi solo una fetta di appassionati che, reduci dal primo episodio, dovettero rimboccarsi le maniche dando vita a guide amatoriale e persino una fan patch inglese del gioco per dare a tutti la possibilità di recuperare quello che a tutti gli effetti è stato, per molto tempo, uno dei capitoli perduti della saga (discorso che coinvolge anche Front Mission 5 su PS2).
Forever Entertainment, in accordo con Square Enix, ha dato il via ad un progetto che consiste nel rifacimento dei primi tre episodi della saga di Front Mission, con l’obiettivo non solo di renderli visivamente e ludicamente più appetibili per i giocatori di oggi, ma anche di localizzarli in nuove lingue (italiano incluso) una serie che in occidente si è unicamente limitata a quella anglosassone.
E proprio Front Mission 2 Remake era dunque atteso al varco, dato che ad oggi l’unico per modo per giocarlo erano le consuete “vie traverse” e una patch amatoriale. Abbiamo quindi avuto l’occasione di provare questo remake, al momento disponibile in esclusiva temporale su Nintendo Switch e oggi siamo qui per tirarne le somme.
Front Mission 2 è ambientato 12 anni dopo gli avvenimenti di Front Mission 1st.
Ci troviamo nel giugno del 2102, la storia del gioco è ambientata ad Alordesh (l’attuale Bangladesh), uno stato membro dell’Oceania Cooperative Union (OCU). La formazione della “Chiesa ortodossa dell’Ucraina” all’inizio del 21° secolo ha portato a una rapida industrializzazione dei paesi in via di sviluppo come il Bangladesh.
Durante il primo conflitto di Huffman nel 2070, la crescita economica del Bangladesh prosperò con la “Chiesa ortodossa dell’Ucraina” a causa delle numerose fabbriche belliche nel paese. Tuttavia, il boom economico comincia a rallentare nel 2080, con una perdita di investimenti esteri e il ritiro di numerose imprese. Cinque anni dopo, la “Chiesa ortodossa dell’Ucraina” si offre di fornire aiuti esteri al Bangladesh, a condizione che aderisca all’unione.
Quattro anni dopo, l’ esercito di Alordeshi organizzò un colpo di stato. Anche se il colpo di stato fallì, aumentò ulteriormente il sostegno anti-OCU e portò a un secondo colpo di stato nel 2102.
I protagonisti della vicenda sono tre piloti appartenenti alla “Chiesa ortodossa dell’Ucraina”: il caporale Ash Faruk, il capitano Thomas Norland e l’ufficiale dell’intelligence Lisa Stanley. Il 12 giugno 2102, le Forze Armate di Alordeshi rovesciano il governo filo-OCU e successivamente dichiarano l’indipendenza dalla “Chiesa ortodossa dell’Ucraina”. Attraverso un piano ben orchestrato, le truppe Alordeshi sopraffanno le guarnigioni locali della “Chiesa ortodossa dell’Ucraina” nelle loro basi militari nel paese. Nel mezzo del caos, Ash Faruk e i membri dell’unità Muddy Otters tentano di fuggire dal paese e questo innesca una serie di eventi a catena di cui saranno protagonisti per tutta la lunga durata della campagna. Narrativamente parlando la serie di Front Mission ha sempre offerto degli spunti bellici molto verosimili, recuperando tematiche politiche e militari capaci di offrire un conflitto sempre piuttosto verosimile e appassionante e questo sequel non fa eccezione.
Per il periodo storico in cui è uscito, Front Mission 2 segnava un balzo tecnico evolutivo importante rispetto al primo capitolo nato su SNES. Il sequel pur mantendo quasi immutate certe meccaniche strategiche dell’originale, puntava a valorizzare i mech (i mitologici Wanzer) passando a mappe, sconti e scenari realizzati con un buon 3D che sfruttava le maggiori risorse della prima PlayStation.
Questo remake arrivato su Switch si avvicina maggiormente all’idea di una remaster, o una via di mezzo tra le due operazioni, dato che a subire un rifacimento importante in questa sede sono stati i modelli poligonali, ora più definiti e dettagliati, ma ancorati comunque alla base del codice originale, ciò si traduce in animazioni chiaramente ancora legnose, ma comunque notevoli se si contestualizza l’opera al suo periodo storico.
Tra le limature assolutamente importanti fatte su questo rifacimento vi sono poi i tempi di caricamento, uno dei più grandi talloni d’achille presenti nel gioco originale, talmente lunghi da rendere frustranti i tempi di attesa. Con l’edizione Ultimate Hits, uscita sempre su PS1, Square Enix cercò di mitigare il problema aggiungendo un sistema di Battaglie Veloci, tuttavia il remake adesso risolve la questione alla radice con le schermate di caricamento che si, sono sempre presenti, ma i tempi sono di gran lunga più brevi.
Strutturalmente parlando Front Mission 2 è figlio del suo tempo e da questo non si scappa. Come il remake del suo prequel, anche questo infatti non ha subito ritocchi importanti a un gameplay che oggi più che mai, è fuori tempo massimo.
Il gioco infatti è un sequel a tutto tondo che ha il pregio di espandere tutte le meccaniche del suo predecessore. Torna dunque la struttura lineare della storia, dove si intervallano lunghe sessioni di dialogo con tanto testo a schermo e lunghe missioni in cui bisogna effettivamente gestire i Wanzer sulla griglia. Man mano che il giocatore avanza nella trama, nuove posizioni vengono rivelate sulla mappa del mondo, dove sarà possibile interagire con altri personaggi e scoprire anche altri retroscena sullo stato del mondo di gioco, che ovviamente sarà al cento di vari mutamenti nel corso della storia.
Paesi e città fungono da punti di intermezzo in cui il giocatore può organizzare e impostare le proprie unità per le missioni, mentre un buon allenamento per migliorare le statistiche dei propri piloti è l’Arena.
Inoltre, a differenza del predecessore che poteva contare su una doppia campagna tradizionale Front Mission 2 prevede una progressione della storia in cui si alternano più filoni narrativi, con un gruppo di diversi personaggi. Si ha la sensazione di giocare a tre scenari diversi, i quali poi culminano in una sola storyline dove il giocatore avrà il completo controllo su tutto il cast contemporaneamente.
Novità più sensibili sul fronte del gameplay: i Punti Azione (AP) sono una caratteristica che determina quante azioni possono essere eseguite con ciascuna unità. Azioni come il movimento e l’attacco richiedono una certa quantità di AP da utilizzare.
Alla fine di un turno completo, che comprende una fase del giocatore e una fase del nemico, viene ripristinata una determinata quantità di AP. L’importo degli AP e il valore di ricarica di un’unità aumentano man mano che i suoi piloti acquisiscono livelli di competenza distruggendo bersagli nemici.
La funzione Punti Azione si collega a una seconda funzione nota come Onore. Muoversi mentre le unità alleate si trovano nelle vicinanze può comportare vantaggi statistici come una maggiore carica AP o precisione. Al contrario, essere circondati da unità nemiche comporterà svantaggi statistici come una diminuzione dell’evasione o della carica AP. Distruggendo i bersagli nemici, il pilota di un’unità può guadagnare punti onore.
Quando vengono accumulati abbastanza punti onore, il suddetto pilota apprenderà abilità che forniscono vantaggi o svantaggi speciali alle unità alleate o nemiche vicine; una di queste abilità è Collegamenti.
Collegamenti è un’abilità unica che consente a più unità di fornirsi supporto difensivo a vicenda durante le battaglie della fase nemica. È possibile collegare insieme fino a due unità per formare un “link”. Per le azioni collegate, durante una battaglia collegata è possibile utilizzare solo armi da mischia e armi a corto raggio. Finché le unità collegate si trovano entro un raggio di otto quadrati l’una dall’altra, possono partecipare a battaglie collegate. Inoltre, il bersaglio di un’unità nemica è completamente protetto dal suo attacco; l’unità collegata viene invece colpita dall’attacco durante le battaglie collegate. Altre nuove funzionalità per il gioco in missione includono il rivestimento dell’armatura e il fiancheggiamento. Il rivestimento dell’armatura consente a un’unità di resistere a determinati tipi di attacchi, mentre il fiancheggiamento aumenta le possibilità di un’unità di colpire un bersaglio nemico.
Rispetto al primo capitolo la componente strategica ha subito degli ampliamenti importanti, tuttavia a minare il tutto ci pensa una fastidiosa componente RNG che mina pesantemente l’esperienza.
Ogni Wanzer ha un telaio con punti vita multipli legati ai singoli arti, quindi torso, gambe e braccia. Eliminare le gambe può limitarne i movimenti, far saltare un braccio equipaggiato con le armi può addirittura comportare un disarmo totale del mezzo.
Il problema è che al giocatore non è data la possibilità di scegliere gli arti da colpire, rendendo quindi ogni scontro molto legato alla casualità e la percentuale di successo. Che siano attacchi a distanza o in mischia, l’RNG non perdona. Questo problematica, parzialmente mitigata da una skill sbloccabile, non solo riduce le opzioni strategiche a disposizione, ma sminuisce anche tutte le altre già presenti. In tal senso non aiuta neanche la presenza di una IA alleata veramente stupida e che spesso e volentieri si lancia a capofitto in suicidi involontari contro interi gruppi di nemici.
A un gameplay chiaramente invecchiato si affianca poi l’elemento di spicco di questa saga fin dai suoi albori: la possibilità di assemblare i Wanzer. In questo sequel, grazie ai modelli 3D ben visibili e una telecamera dinamica che punta a rendere tutto più cinematografico, la personalizzazione dei robot assume un valore ancora più prezioso all’interno della produzione, qui ulteriormente valorizzata dalla presenza di tanti componenti, alcuni anche segreti e celati nel sottobosco della “Rete”, una sorta d internet interno al mondo di gioco dove, attraverso specifici indirizzi web da scovare, è possibile entrare in contatto con negozi che vendono i componenti più disparati.
Front Mission 2 Remake è uno strategico figlio del suo tempo e che arriva finalmente in tutto il mondo grazie alla localizzazione in tantissime lingue diverse, italiano incluso. Questa è già una grande conquista per un titolo che si era perso nell’etere a causa della sua mancata distribuzione all’estero, ma il suo gameplay ipertrofico fa a pugni con la volontà di affidare fin troppo tutto al caso. Motivo per il quale consigliamo l’acquisto del gioco solo ai fan di lunga data, già consapevoli di certe problematiche.
Pro
Contro
0 comments