Ascoltare certi prodotti musicali è salutare, nel vero senso della parola. Determinate note legate tra di loro sono convinto facciano molto bene alla salute. Forse, prima o poi, anche i medici ammetteranno ciò ma per ora ve lo dico io che non sono nessuno, non sono un medico, non sono uno scienziato, sono solo una persona che quando ascolta una band come i pugliesi Vitales Exsequiae sta bene, e quest’ultima con “A Short Lived Hope” ci dà conferma che la mia non è una semplice tesi ma un dato di fatto, il loro album è infatti di quei lavori dove bastano i primi secondi per capire che passeremo dei bei momenti.
Un breve intro malinconico apre la strada a un riff arcano e misterioso sorretto dalla fantastica voce del vocalist e chitarrista Marco Squillino che, come un mago, ci mostra i giochi di prestigio che la sua band è in grado di mostrarci, band che oltre al già citato vocalist è composta da Marco Carbotti alla chitarra, Antonio Leggieri alla batteria, Luca Zecca alle Tastiere e Vito Surgo al basso; il teatro Vitales apre così il sipario e noi spettatori non possiamo far altro che ascoltare in religioso silenzio alternato a del puro e sano headbanging nei momenti più duri.
Le influenze per la band penso siano parecchie, dal cinema alla lettaratura come afferma Mr. Squillino, e musicalmente è evidentissimo l’amore che nutrono per gli Opeth, basta ascoltare il magnifico attacco del brano Requiem for a Dream per capirlo. Il finale della conclusiva Shallow Flower ricorda certe cose dei vecchi album degli olandesi Phlebotomized. Dopo questo grandioso finale mi rendo conto perfettamente di aver più che gradito gli sforzi di questi ragazzi, in quanto ho voglia di ripartire dalla prima traccia e immergermi nuovamente nel decadente mondo dei Vitales Exsequiae.
Bloody Hansen per Mag-Music
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