Serata strana: il pc muore, internet muore. Accendo la televisione e c’è il Festival di Sanremo. Non lo guardo da quando vinse Marco Masini con L’uomo volante. Guardo Sanremo e gioisco leggendo, su Facebook (si, internet è tornata) i commenti di Umberto Palazzo (leader dei Santo Niente e apprezzato DJ) dopo ogni esibizioni.
Il festival di Sanremo (la prima serata) secondo Umberto Palazzo:
Irene Grandi: Le canzoni di oggi sono talmente scadenti che questo generico sottoprodotto di un Riccardo Fogli degli anni 80 sembrerà bellissimo e vincerà il premio della critica. Di Bianconi-Baustelle.
Valerio Scanu: Tremenda canzoncina pseudo-tutto cantata pure malissimo. Però è un bel bambolotto e serve a quello. Vedo una blefaroplastica nel suo futuro.
Toto Cutugno: un Cutugno talmente sottotono e patetico che non vale neanche la pena d’infierire. Una nota di merito al maestro Giardina che si serve da quest’anno dalla stilista dei Good Charlotte.
Arisa: Minchia, Arisa è un personaggio dell’orrore di un film di Tim Burton oppure ha saccheggiato il guardaroba e le parrucche di Helena Bonham Carter. Quasi più brutto dell’insopportabile pezzo dell’anno scorso con l’aggravante delle Sorelle Bandiera. Penso che berrò…
(siparietto di Antonio Cassano) Nino D’Angelo: Inutile Cassano e tutto sommato inutile anche Nino D’Angelo però non indegno. Onesto: “jamme ja guadagnomoci ‘o pane e facimme ambresse“. Un manifesto programmatico rispettato alla lettera. Primo e suppongo ultimo pezzo di matrice non angloamericana.
sanremo 2010.
Marco Mengoni: Marco Mengoni o come cavolo si chiama. X-factor? “That’s when I reach for my revolver” e soprattutto sta andando al provino per il nuovo film di Batman? Peggior testo so far.
Simone Cristicchi: Cristicchi voto 0. Sta ancora lì a giocare a fare il matto e lo strano per nascondere la totale mancanza di talento. Pezzo insulso e insopportabile, e, quel che è peggio, nello stile dell’ultimo J- AX. Pessimo.
Malika: Elegante, seria, professionale, brava. talento. bella canzone di Pacifico. Brillante stile pop sinfonico degli anni sessanta. Applausi
Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canoni: L’innominabile trio. Chissà perché in bocca a loro “Italia” sembra il nome di un vecchio mignottone.
(La Clerici parla della canzone di Morgan) Vogliamo parlare del bocchino a Morgan e delle sue rime baciate da terza media?
(altro siparietto su Cassano) Lo scrittore Cassano. La Francia ha avuto Celine, noi Cassano e Fabio Volo.
Enrico Ruggeri: Quel vecchio fascistone di Enrico Ruggeri non riesce mai a farmi del tutto schifo. Se non altro sa come racconta una storia in una canzone, dote rarissima in questa miserabile rassegna d’idiozia. Ma da qui a piacermi ce ne passa…
Sonohra: Il duplice ambaradam della Clerici batte gli Zebedei (i biblici fratelli) 10 a zero, nonostante le tre-Gretsch-tre inutilmente sfoderate in scena al solo fine di compensare un certo senso d’inadeguatezza.
Povia: è ripugnante.
Povia: è ripugnante e sembra un istruttore di latino americana.
Irene Fornaciari e Nomadi: Il pezzo di Povia è stato troppo pure per me e mentre cerco di riprendermi dalla micidiale mazzata riesco solo a chiedermi come mai la figlia di Zucchero c’ha i fazzoletti di Silvan che le escono dai polsini della tunica. Comunque ce l’avrei una mezza idea sul perché il mondo in questo momento pianga. Not…evole il clone paterno con cappellino dell’esercito confederato.
Noemi: Cara Noemi, che bel nome, mancava giusto la canzone Frankenstein. Strofa di Mogol-Battisti ritornello di Nada. Funziona sempre e non può mancare in un festival che si rispetti.
Fabrizio Moro: Moro post-cristicchiano e ho detto tutto. Per fortuna è finita. Che monnezza!
(show burlesque di Dita Von Teese) Come si fa a non amare una così bella ragazzona che sembra nata per sguazzare nel Martini? Non si fa e io infatti la amo.
Il pubblico dell’Ariston indignato per l’eliminazione dell’Innominabile trio non ha prezzo.
Barry Lyndon su Rete 4 è un ottimo antidoto al festival, direi.
Umberto Palazzo per Mag-Music
Da un’idea di Marco “C’est Disco” Gargiulo
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