Non è un fatto abitudinario quello di svegliarsi, un giorno qualunque, non al suono di una sveglia ma alla voce di un gallo, completamente estraniati da tutto il conoscibile circostante, e d’improvviso chiedersi cosa fare, cosa dire, come agire, disponendo di una vera e propria cartina di un globo terrestre che pare andare a cicli, tanto lentamente quanto velocemente. Mentre, allo stesso tempo, si guarda quel globo da un’altra posizione. Come se lo si stesse guardando appena nato, dopo un probabile Big Bang. Paradossale.
“Cosa vuoi che faccia adesso? Vuoi che resti o vuoi che vada? Vuoi che resti in piedi o vuoi che cada giù?”.
In queste condizioni si affronta quello che è il primo lunedì del mondo. Non c’è passato, non c’è futuro, c’è solo il presente. E cos’è il presente, se non rimanere in piedi a osservare questo spettacolo e allo stesso tempo lasciarsi andare in una discesa verso l’ignoto? Un affondo all’interno di una sorta di mare contenente il nulla e il tutto.
“Prendi aria, respira, siamo resti di un naufragio. Ora e ancora riaffiora, apri gli occhi, resta a galla…”.
Intravedere lassù quel Simone Lenzi, con un look un po’ alla Nick Cave, un po’ alla Mark Lanegan, e in altri momenti semplicemente se stesso. Lui e gli altri Virginiana Miller, intenti a suonare e allo stesso stupefatti di fronte a quel che accade.
“Mi volevi diritto in un mondo a rovescio, cercavi un riscatto”.
E, durante la discesa, incontrare la vita. La forma e la sostanza degli oggetti circostanti dai quali ci si è estraniati. Animali, vegetali, minerali, e quant’altro. La vita, dei quali si è artefici e coscienti, senza alcun condizionamento da parte di presidenti, papi e santoni.
“Occhi, sguardi, volti, mani, parti, corpi, pezzi, brani, bocche, lingue, versi, suoni, così umani, troppo umani. Ma l’inferno sono gli altri”.
Ma anche un viaggio come questo prima o poi dovrà terminare, e il presente diventerà tanto passato quanto futuro. Sappia comunque chi ha musicato tutto ciò che ha saputo come entrare all’interno di situazioni come questa. Almeno fino a quando il risveglio non coglierà all’improvviso ognuno di questi visionari.
“Domani mi dimentico”.
Sì, anche un calcio nel culo va bene. Si proceda pure. Tanto domani ci si dimentica un po’ tutti di quello che si è. Ma non è escluso il contrario.
“In fondo, in fondo, resto sul fondo”.
Gustavo Tagliaferri per Mag-Music
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