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Ad un anno sabbatico, per il Circo Zen, corrisponde la rispettiva ricerca delle proprie doti nascoste. Se Andrea Appino ha scelto di mettersi di buona lena a lavorare sul primo disco solista, sta a Karim Qqru dare il La a una nuova forma di laboratorio sonoro. Perché La notte dei lunghi coltelli rappresenta proprio questo, e con “Morte a credito” sintetizza quello che può essere il rapporto tra forme artistiche di natura differente, entrando in contatto con la storia. Là dove il punk assume tante forme, più Negazione (La nave marcia, Levami le mani dalla faccia, con Aimone Romizi dei Fast Animals and Slow Kids) che CCCP (La caduta), se non addirittura vagamente Ramones (la titletrack), si finisce per scontrarsi con un germe teatrale, che vive nell’omaggio alla Sardegna del furioso soliloquio D’isco deo e in una J’ai toujours été intact de dieu di Prèvert tramutata in una cavalcata drum’n’bass, fino all’aphextwinesca Ivan Iljc e all’incubo tra l’ambient e la classica (complici gli archi di Nicola Manzan ed Emanuele Braca) tipico del brano che dà il nome al progetto. Aggiungete l’urlo lancinante della misteriosa ghost track e appare evidente come il buon Karim abbia centrato il bersaglio, con un’opera forse non per tutti, ma decisamente accattivante.
Gustavo Tagliaferri
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