Nevica su quattropuntozero è lo pseudonimo di Gianluca Lo Presti e “I diari miserabili di Samuel Geremia Hoogan” è il suo nuovo disco. Un concept album ricco di significati: il coronaento di una rinascita dopo momenti travagliati. Andiamo ad incontrarlo e sfogliamo insieme con lui le pagine di questi diari.
Ciao Gianluca, come va?
Tutto ok, grazie!
Bene, sei pronto?
Vai pure!
Chi è oggi Nevica su quattropuntozero?
Un musicista, un produttore artistico, un tecnico del suono… un uomo.
In che percentuale?
L’arte è il riflesso della mia vita personale di ciò che mi accade ogni giorno non potrebbe essere diverso per me quindi direi nella stessa percentuale nevica uomo e nevica musicista 50 e 50. Le cose si compenetrano, non sono mai staccate.
Soprattutto in questo tuo ultimo lavoro? Pur non conoscendo il processo che ti ha portato a questo disco l’ho trovato molto personale.
Sì, esattamente così.
Ci vuoi parlare di questo processo?
Samuel Geremia Hoogan, il protagonista del concept, è in realtà un riflesso di me. Si tratta di un personaggio che la vita mette di fronte a scelte difficili, dalle quali non può fuggire, quindi un’occasione di crisi profonda – dovuta ammettiamo ad un evento personale poco piacevole – è anche una grande possibilità di crescita. Geremia decide di mollare tutto famiglia lavoro e trasferirsi in Italia. Lui nella mia storia era di Edimburgo, arriva a Bologna perchè Julien, travandolo incolume, lo accoglie dicendo che forse da lui si può ricominciare in un certo senso una nuova vita, buttandosi alle spalle il proprio passato. Da quest’idea narrativa è partito tutto il disco. Piano piano le singole canzoni hanno preso vita propria unendosi tra di loro, non tanto come susseguirsi di eventi (un disco non è un romanzo infatti), ma come parti diverse di un unico io.
Geremia si lascia tutto alle spalle, o almeno ci prova. Appoggi la sua scelta o avresti fatto il contrario?
Nevica ha fatto come Geremia, ha affrontato con estrema difficoltà questi ultimi 4 anni in modo molto duro, ma a volte non c’è coraggio nel seguire l’unica strada che ti rimane, quindi credo nessun merito ma solo la determinazione di dire: “Ok, tocca a me. Posso solo andare avanti, magari lentamente e con fatica, ma sempre e comunque avanti“. In questo difficile cammino Geremia affronta il suo nemico peggiore: se stesso. Vive gli eventi come delle prove per capire a che punto è. Parte da una condizione di estrema fragilità e debolezza che lo porterà a raffozzarsi, a rigenerarsi… a diventare un uomo trovando l’equilibrio dentro di sé. Non potendo cambiare il mondo si mette in pace con questo. Spesso questo è un processo che si ferma soltanto a un livello razionale di comprensione logica di buonsenso, mettersi davvero in pace col mondo è un processo continuo di autoevoluzione: ad un tratto ti senti diverso, ti senti un’altra persona, ma lo capisci in modo profondo. Ti senti sempre meno vulnerabile, vivi le cose ma con più distacco… questo accade a Geremia/Nevica.
Infatti nel disco ho notato ambientazioni molto caotiche e un senso di grande stordimento. Grande spazio alle parti strumentali, le parole sono ridotte all’osso. È un disco più da vivere che da ascoltare?
Sì, esatto! Un senso di stordimento, di caos… mi fa piacere che lo hai percepito. È un disco da metabolizzare ad ogni ascolto.
Personalmente mi sembra un’ottima cosa per un concept.
Grazie!
Nell’album c’è un grande uso di elettronica, ma anche un’anima rock. Parlaci del lavoro in studio.
Musicalmente parlando tutto si gioca in una tensione continua tra il basso distorto – il mio strumento principale – e l’elettronica. Il lavoro in studio è stato molto tormentato, molto più dei precedenti dischi. Innanzitutto non volevo ripetermi e per trovare una strada e un senso diverso ai miei pezzi ho fatto molti tentativi, un po’ gli eventi personali mi avevano anche prosciugato, quindi l’energia non era al top… poi finalmente verso la fine è venuto fuori tutto. Molti pezzi sono stati riscritti, altro materiale è stato buttato via e sostituito da idee più forti arrivate soltanto verso la fine. È questo il bello del processo creativo: ho vissuto un vero e proprio “blocco” di circa un anno passato a sfornare cose che non mi convincevano poi, anche grazie al mio socio-produttore Lorenzo Montanà, Nevica ha imboccato la strada giusta.
Hai registrato tutto da solo o hai lavorato con altri musicisti?
Ho lavorato anche con altri musicisti ma diciamo al 70% l’ho registrato tutto io.
E dal vivo come ti presenterai? Da solo o accompagnato da altri musicisti?
Dal vivo sto preparando un live molto simile all’album, saremo soltanto in due: io mi concentrerò su basso e voce, un mio amico e vecchio socio musicale alla chitarra ed elettronica. Useremo comunque le stesse sonorità del disco, voglio che chi mi ascolti dal vivo ritrovi in parte lo stesso percorso del disco. Per ora saremo un duo, anche per questione di costi. Oggi non ti pagano quasi più niente, fai tutto o quasi per autopromozione. A me va bene, io non ho scelto di vivere con la mia musica, preferisco che rimanga uno spazio libero dove posso esprimermi senza condizioni.
La situazione live non è delle migliori…
Io quest’anno con l’altro progetto, Nevica Noise, ho suonato moltissimo, magari a poco ma davvero un sacco di date, quindi la cosa è contraddittoria: da una parte non ci sono più i budget, però ci sono più locali piccoli per suonare, quindi i progetti come il mio hanno molte più possibilità di prima.
Vuoi parlarci brevemente anche di questo progetto parallelo?
Nevica Noise è un progetto di improvvisazioni elettroniche che uniscono lo-fi e psichedelia strumentale nato all’inizio di quest’anno, proprio quando avevo appena terminato le registrazioni de “I diari…”. Il continuo stare in studio per me e per gli altri (essendo produttore faccio con molta passione anche dischi di altri artisti) mi aveva un po’ logorato. Lo studio non è come il live, è tutto più “controllato e controllabile”. Avevo voglia di stimoli nuovi, volevo tornare ad un approccio immediato con la musica e la composizione.
Progetti futuri?
Per tutto il 2014 mi dedicherò a promuovere l’album con concerti, sperando di farne tanti ovunque sia possibile, sperando anche che il disco sia ben accolto. Ovviamente è tutto collegato, non dipende da me, se la cosa ha un riscontro, si va avanti a oltranza… Vorrei pubblicare un vinile di Nevica Noise, roba da collezionisti, un EP magari… Per quanto riguarda dischi di canzoni mi concederei una pausa fino al 2017 quando compirò 50 anni, allora potrebbe starci un bel seguito de “I diari…”, ho in mente qualcosa di estremo… Nel mezzo spero di poter produrre altri artisti interessanti e validi per la mia etichetta Disco Dada al pari di Simona Gretchen, Delenda Noia o i Vanity. Poi, come dice John Lennon, “la vita è ciò che ti accade mentre sei impegnato a fare altri progetti“.
Daniele Bertozzi
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