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Il volto di Dario Brunori in copertina, un cammino (quello di Santiago) e un taxi. Pronti? Ecco il terzo volume della Brunori Sas: un viaggio che riparte da quello che era il “Vol. 1” e che riportava in copertina la faccia esuberante di Brunori bambino.
Un pellegrinaggio in taxi, un percorso spirituale come fosse una gara a premi, ma ricordiamoci che la destinazione non è un arrivo. Brunori mescola l’intimismo, la stravaganza tropicale (Mambo reazionario), l’ironia, la malinconia, la lotta tra cervello razionale e quel cervello emotivo che è il cuore (Arrivederci tristezza). Ma non è finita qui: cut-up citazionistico, santini e madonne “mentre Brunori canta di storie d’amore” (Il santo morto), l’ambivalenza del successo (Kurt Cobain) e la storia di uno sposo lasciato all’altare, sulle note di un valzer tragicomico (Sol come sono sol). Le quattro volte, poi, simboleggia quelle tappe dell’esistenza considerate fondamentali: il diploma, il matrimonio, la paternità e il lavoro. Il ritornello, però, fa da perno e invita a riflettere sul fatto che certe tappe non sono obbligatorie e che ognuno è libero di cercare la propria felicità dove vuole.
Alle dicotomie mente/cuore, tristezza/allegria, se ne aggiunge un’altra che alterna le sonorità lineari e l’intimo cantautorato ai brani costruiti su arrangiamenti pensati per la band. Anche per questo la registrazione è avvenuta in una chiesa seicentesca di Belmonte Calabro, coinvolgendo un altro produttore artistico, Taketo Gohara.
Abbiamo davanti sempre lo stesso Brunori, con le sue radici acustiche, ma stavolta si tratta di un disco corale, in un tentativo sentimentale e ironico di trovare un equilibrio, tra desiderio e smania di una risposta veloce e tranquillizzante. Se con il “Vol. 2” e la colonna sonora del film “È nata una star?”, qualcosa ci aveva lasciati perplessi, con il “Vol. 3” è possibile notare la Brunori Sas destreggiarsi al meglio. Un disco che fa cantare, divertire, riflettere e immalinconire.
Carmelina Casamassa
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