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Dietro “L’alba negata” può celarsi il labile passaggio dalla malinconia alla disperazione, tipiche conseguenze di una vita che scorre in un attimo per poi fermarsi ad un oscuro limbo dove ogni speranza sembra momentaneamente lasciata a se stessa. È la distanza che separa Pietro Di Lietro, in arte Dilis, da quanto già dimostrato con l’ottimo esordio “Nulla da capire“, specchio di una fantasia quasi bambinesca andata a rovistare nel repertorio anglosassone di ieri e di oggi attingendo da esso senza risultare scontata, e un EP simile è qui a dimostrarlo. “L’alba negata” è la manifestazione di un urlo nel buio, la condizione di un ragazzo fermo ad aspettare, ma comunque privo di qualsivoglia forma di rassegnazione. È la disperazione che si fa coraggio, uno stato espresso attraverso il velato rock della title track, ulteriormente enfatizzato dal basso di Ilaria Scarico e dal violino di Dario Patti, lo stesso che aleggia lungo il finale della soffusa ballata Addio razionale, l’intenso sussurrìo sbilenco di Le nostre mani e una Lontano da tutto che, scevra da ogni accompagnamento che non sia quello delle proprie chitarre, mostra Dilis per quello che è: un ragazzo determinato e privo di limiti, un songwriter con parecchie carte in regola ed ulteriori passi avanti rispetto all’album precedente, che in quattro momenti fa sì che si evidenzi molto bene il senso del nuovo percorso da lui intrapreso. I migliori auguri per un ipotetico secondo full length vengono da sé.
Gustavo Tagliaferri
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