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Com’è nata, com’è strutturata e quali sono gli aspetti che differenziano la Jolly Roger dalle altre etichette indipendenti?
Antonio Keller: La Jolly Roger è nata inizialmente come label specializzata nella produzione di band heavy-metal con la caratteristica del cantato in italiano. Sono sempre stato un estimatore delle bands che cantano in madrelingua, per una questione di coraggio, audacia e differente approccio / senso artitisco. Nello specifico la lingua italiana non la ritengo affatto fuori contesto in ambito rock/heavy, anzi. Penso che ci siano ancora molti pregiudizi in tal senso, figli di una cultura esterofila che giocoforza fa perno sul cantato in inglese. La musica come i testi penso abbiano come scopo quello di mandare un messaggio, che spesso risulta incomprensibile (almeno al primo approccio) a meno che non si conosca molto bene l’inglese. D’altronde i libri, i film, in Italia sono in Italiano perche’ per la musica non vale lo stesso? Negli ultimi anni moltissime bands con l’approccio del cantato in madrelingua (vedasi Mago de Oz, Tierra Santa, o i primi Loudness o ancora i Rammstein e dire che il tedesco non mi sembra abbia una fonetica così armoniosa musicalmente parlando…) sono venute fuori con grande dignità, raggiungendo anche traguardi importanti; questo significa che non conta la lingua, ma il messaggio, che ritengo risulti più genuino e sincero se espresso nella propria. Per quanto possa adorare centinaia di dischi cantati in inglese, quando ascolto testi in italiano (indipendentemente dal genere) l’approccio è completamente diverso, musica e testi scorrono all’ unisono colpendo direttamente sul piano emozionale, creando un legame diretto e senza barriere. Vero è che questo puo’ essere un’ arma a doppio taglio, nel senso che un testo essendo di immediata comprensione puo’ quindi risultare anche sgradevole o non piacente, ma almeno comunica qualcosa e quindi riesce comunque nell’ intento. Invece spesso ci si “accontenta” della musica, dove il testo è un semplice contorno e corollario e si finisce per magari adorare band o canzoni che a tradurre i testi si cambierebbe immediatamente idea. Va anche considerato, che come label, preferisco di gran lunga produrre bands che cantano in italiano piuttosto che in un inglese maccheronico. All’estero ancora ridono di certe produzioni… ; dal 2009 abbiamo in ogni caso cominciato a produrre anche bands italiane con il cantato inglese (supportando ovviamente ancora le produzioni in madrelingua) modificando la nostra iniziale prerogativa di sole bands con testi in italiano, in sole band italiane, complice anche una maggiore visibilita’ e crescita della Jolly Roger, anche all’ estero, dove in ogni caso i dischi in italiano sono comunque rispettati. Un’altro aspetto che ci differenzia da altre realta’ discografiche è quello di stampare non solo nel classico formato CD, ma anche nel formato LP.
Perchè “Jolly Roger”?
Perche sono un gran fan dei Running Wild oltre che delle tematiche piratesche. Il Jolly Roger è il nome che identifica la bandiera pirata oltre che il titolo di un disco appunto dei Running Wild, cioè Under Jolly Roger. Lo trovo semplice, diretto e di impatto… Era nella mia testa già molti anni prima di averla fondata!
Quando hai fondato l’etichetta, avevi uno o più modelli?
Ho cercato di prendere come modello altre etichette italiane gia’ esistenti, come ad esempio la Black Widow Records e la Andromeda Relix che si sono distinte per una alta qualità delle loro uscite a fronte di una scelta di poche e selezionate produzioni. Ho quindi cercato di mantenere questa filosofia del “poco ma fatto bene” provando a puntare sulla qualità e non sulla quantità, anche per una questione logistica. Inoltre ho sempre cercato di premiare la “musica”, senza pormi troppe barriere o restrizioni, la mia idea è che se c’è della qualità questa trascende dai generi e prima o poi verrà apprezzata.
Qual è la filosofia generale dell’etichetta?
Non porsi limiti, puntare alla musica senza seguire alcuna moda, cercare di selezionare il piu’ possibile per mantenere un alto standard qualitativo che possa permettere al pubblico di riconoscere il marchio Jolly Roger in mezzo alle altre realtà musicali.
Fate tutto da soli? O vi avvalete dell’aiuto di qualcuno?
La label è seguita solo da me che ne sono proprietario e curo quindi tutti gli aspetti che vanno dallo scouting alla produzione vera e propria, promozione, vendita diretta, ecc. Ovviamente altri aspetti come quelli distribuitivi sono curati da altre realtà che quindi collaborano attivamente al “mondo Jolly Roger”.
Come selezionate gli artisti da accogliere nel roster?
Come detto prima, senza porsi nessuna barriera, se un disco è valido lo è indipendentemente dal genere. Ovviamente parliamo sempre di ambiti rock, ma guardando al nostro catalogo si può notare come ci siano all’interno diversi generi, spaziando dal prog (Fiaba), al doom/stoner (Fangooth, Caronte), heavy classico (Strana Officina, Bud Tribe, T.I.R), thrash (In.si.dia, Death Mechanism), AOR/hard-rock (Shabby Trick, Cappanera), dark (Black Hole). Cerchiamo di fare una accurata selezione per poter garantire un alto standard qualitativo puntando su band che risultino originali e che abbiano una propria identita’ e personalità. Una delle nostre prossime uscite, cioè I Miti Eterni con l’album Historia Cumae ne è la sintesi: heavy-metal epico che si rifà alla mitologia greca, con testi in italiano, latino, greco antico… Sicuramente una realtà coraggiosa che ci tenevamo a premiare.
Siete più voi a cercare, o siete soprattutto cercati? Qual è il tuo metodo per cercare nuove band da pubblicare?
Ultimamente, complice una maggiore e crescente visibilita’ siamo spesso contattati dalle band, riceviamo davvero tantissime richieste. Ma capita anche il contrario, ovvero che mi imbatta in realtà che mi incuriosiscono e che voglia approfondire.
Che tipo di accordi vengono stipulati con gli artisti? E come vengono suddivisi investimenti, lavoro ed eventuali profitti?
Dipende dalle bands che rappresento, se si tratta semplicemente di licenziare un disco, di curarne la produzione, di intervenire economicamente nella realizzazione, ecc.
In media, quanto vende un titolo? E quel è stato il vostro best-seller?
Di solito abbiamo tirature per il CD tra le 1000 e le 2000 copie e per il vinile dalle 250 alle 500. Alcuni titoli sono esauriti. Ci sono ovviamente dischi che danno maggiori soddisfazioni di altri ma non mi piace fare netti distingui, in ogni caso penso che il disco che abbia venduto maggiormente sia Rumore nel vento dei Sabotage.
Qual è il tuo album preferito tra quelli pubblicati? E quello più sottovalutato?
Domanda difficile perchè a ogni disco per un motivo o altro sono molto affezionato. Anche se penso di non offendere nessuno se dico che sono orgoglioso e contento di avere realizzato le ristampe in CD della Strana Officina e che il loro disco omonimo è nella mia personale top-ten di tutti i tempi. Come dischi sottovalutati, penso che dopo tutto l’immane sforzo (davvero ingente) economico per la produzione e la promozione (il disco è stato davvero ottimamente recensito un po’ dappertutto), Cuore Blues Rock ‘n’ Roll di Cappanera sia rimasto un disco non pienamente apprezzato o capito. Eppure, solo a leggere i nomi dei musicisti coinvolti (Fabio e Roberto Cappanera, Morby, Andrea Castelli, Rolando Cappanera) e soprattutto la storia del disco (iniziato nei primi anni ’90 e tragicamente interrotto per la disgrazia accaduta a Fabio e Roberto e poi continuato oltre 20 anni dopo dal figlio Rolando Cappera con la collaborazione di Dario Cappanera) mi aspettavo maggior interesse… Sono stato molto deluso dei risultati. Lo ritendo un album assolutamente maturo, ottimamente suonato e composto (non poteva essere diversamente) adatto a chiunque, non solo a chi segue la scena propriamente rock.
In percentuale, quante copie si vendono nei negozi, quante attraverso il vostro sito e quanto ai banchetti dei concerti?
Tramite la Jolly Roger Records, possedendo un mailorder che vende per corrispondenza, ben fornito e bene conosciuto (anche all’estero) oltre che vendendo alle varie convention/fiere (e anche concerti) sicuramente avviene la maggior parte della vendita. Pur essendoci rimasti pochi negozi devo però dire di non lamentarmi affatto delle vendite effettuate dalle distribuzioni (giocoforza quella che va meglio è riferita al mercato italiano, ed è affidata alla ottima Goodfellas). Se devo fare delle percentuali dico 50% vendita diretta come JRR, 30% distribuzione, 20% durante i concerti.
Come vedi in prospettiva “l’oggetto” disco? Pensi anche tu che il futuro sia nei file da scaricare, con la “fisicità” di vinile e/o cd ad appannaggio di una ristretta cerchia di cultori e nostalgici?
Davvero difficile rispondere… Penso che l’oggetto fisico del vinile non morirà mai, mentre il CD, a meno che non succeda qualcosa (nuovo supporto, più controllo sulla pirateria del web, ecc) sia destinato a scomparire. In ogni caso già ora sia i supporti CD ed LP sono da considerarsi appannaggio di una ristretta cerchia di cultori e nostalgici. Tutto dipendera’ dalle prossime evoluzioni/cambiamenti che potranno succedere… 20-25 anni fa dominava il CD e il vinile era morto. Ora questo ultimo supporto, dopo un costante e crescente interesse è definitivamente da ritenersi un formato ritrovato, mentre il CD è completamente sceso in picchiata. La mia speranza è che subentri prima o poi un nuovo formato che sostituisca il CD e che la musica possa essere considerata maggiormente, come un interesse da tutelare, non da dare gratis a chiunque, sarebbe un modo di svilirla, senza parlare dei danni enormi fatti a un intero settore.
C’è qualche altra etichetta italiana con la quale vi trovi in sintonia?
Conosco tantissime realta’ italiane, e come è logico che sia, con alcune si riesce a collaborare e con altre no, ma fa parte del gioco… Subentrano anche aspetti non strettamente legati alla musica, come l’approccio alla relazione, i modi di fare, ecc. Detto questo cerco di rispettare chiunque e di andare dritto per la mia strada, forte della mia esperienza e della forza delle mie idee.
Che cosa dobbiamo aspettarci da voi nei prossimi mesi?
Tanta buona musica, dura e indipendente. Segnalo le prossime uscite che sono i Fangtooth con il loro secondo album As We Dive Into the Dark e il già citato progetto de I Miti Eterni oltre alle ultimissime uscite già disponibili di Gunfire (Age of Supremacy) e Raff con il disco omonimo, che mi stanno dando soddisfazioni anche all’estero. Spero di poter ripetere l’appuntamento annuale dell’Acciaio Italiano Festival (dedicato alle migliori band italiane con la formula dell’ingresso gratuito) dopo le quattro edizioni scorse, l’ultima avvenuta all’interno del prestigioso Palabam di Mantova. Segnalo anche le nuove band da poco entrate nel roster: Graal (il cui disco nuovo, presumibilmente intitolato The 4th Seal è veramente un ottimo disco hard/prog di pregevole fattura) e Darking con l’album Steal the Fire, puro heavy-metal classico!
a cura di Marco Gargiulo
Behind the Records: la parola alle etichette discografiche.
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