In questi giorni è uscito nelle librerie italiane “Come l’ortica” di Cristina Romano, il primo romanzo al mondo che racconta una storia emozionante e coinvolgente i Disturbi Specifici di Apprendimento (dislessia, discalculia, disgrafia e disortografia), che ha colpito talmente la cantante Mietta che ha deciso di esserne l’editrice, di scriverne la prefazione e prestare la sua voce per l’audiolibro. Il testo è riconosciuto dall’Associazione Italiana Dislessia, nella persona del Professor Giacomo Stella (unico personaggio reale all’interno del romanzo).
“Come l’ortica”, ovvero, ciò che si trova di urticante e fastidioso in qualsiasi giardino: così si sente un bambino con DSA il quale, semplicemente, non sia stato riconosciuto come tale. Può la non conoscenza rendere scettici e timorosi verso una disuguaglianza? Romanzo dalla struttura narrativa raffinata, e si vuole soprattutto sottolineare la divulgazione, sebbene questa prima edizione sia regolarmente in vendita, è singolarmente e in via del tutto eccezionale, priva di Copyright, con lo scopo di far conoscere questa diversità e renderla meno “diversa”, quindi, concedere la possibilità a tutti di espandere il testo attraverso fotocopie, mail, file audio, social network etc, purché se ne parli e si conoscano il più possibile i Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), che non sono malattie, ma diversità neurobiologiche della quale la scienza si sta occupando da poco e che hanno bisogno di essere conosciute e divulgate.
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Cristina Romano, è scrittrice di romanzi e racconti. Insegnante di scuola elementare, è tutti i giorni in contatto con bambini che hanno difficoltà di lettura e apprendimento segnali che troppo spesso non vengono riconosciuti dalle istituzioni e sottovalutati o addirittura, a volte, ignorati dai genitori.
«Tanti libri tecnici ma nessun romanzo – ha spiegato l’autrice – niente che potesse avvicinare e sensibilizzare la gente comune all’argomento dei dsa, niente che potesse coinvolgere anche i “non addetti ai lavori”. È stato questo a farmi pensare ad un modo nuovo di parlare di questa diffusa diversità neurobiologica, ovvero attraverso un modo “vecchio” di narrazione: il romanzo. Un romanzo che, però, nel dipanarsi della storia, abbondasse di informazioni e chiarimenti per chiunque ne avesse necessità o semplice curiosità, ma ancor di più per chi non conoscesse affatto l’argomento».
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