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CD/LP/MC – Razorback/Iconoclast/Weed Hunter – 13 t.
Ad un lustro da Slaves to the Necromancer, esce il nuovo album dei siciliani Haemophagus, il ricchissimo Atrocius, con le sue ben 12 tracce (più intro) in una quarantina di minuti, caratteristica a dir poco inusuale per un disco di questo tipo e che lascia trapelare una sensazione di novità strutturale infusa nell’album.
La grande forza di Atrocius risiede proprio nel voler rinunciare ad ogni tipo di dogmatismo, al punto da non rendere possibile neanche una classificazione certa del genere musicale al quale si potrebbe far riferimento l’opera. Si succedono tracce spesso molto distanti tra loro, alcune sfacciatamente death, talune black oriented, altre vicine dal sapore del doom sabbathiano, fino all’estremo grindcore di certi Carcass. Quello che sarebbe potuto divenire un marasma di elementi scomposti, appare, invece, come un’omogenea commistione artistica, riuscendo a stupire ed incantare senza creare uno shock negativo nell’ascoltatore, il quale viene coinvolto in una serrata successione di incubi tutti diversi tra loro, ma accomunati dai concetti di terrore, perversione e desolazione.
Molta della saggezza musicale sprigionata dal quartetto, capace di accompagnare l’astante sotto braccio nella discesa agli inferi, senza correre mai il rischio di inciapampare, si può dedurre sia frutto della lezione impartita dagli storici Autopsy, scioltisi a metà degli anni ’90, e dai più recenti Morbus Crohn, tanto nelle scelte musicali quanto in merito alla stesura dei testi.
Chocked on a Cadaver’s Dick e The Honourable Society of Black Sperm sono solo due dei 12 truculenti ed espliciti brani, ma in questo disco, la depravazione viene vomitata nei testi e adagiata su di un letto di potenza e maturità compositiva, in grado di giustificare ogni eccesso come la giusta espressione di quattro musicisti profondi ed introspettivi, capaci di udire gli echi più torbidi della mente umana e di riportare alla realtà paure e crude verità, in tema di vita e di morte.
I siculi Haemophagus sono una realtà musicale patrimonio dell’underground italiano, con una qualità talmente elevata da permettere il paragone con le band internazionali più quotate. Non stupisce che i loro nome già riecheggi nel vecchio continente, come oltreoceano, quasi fosse nato un moto sismico marino dall’ira di Scilla e Cariddi, destinato a far tremare tutte le terre emerse già solo con il proprio impatto sonoro.
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