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LP – Wallace/Santeria, 8 t.
Rimaneggiare il repertorio dell’Avvocato astigiano, checchè se ne dica, è arduo, e il tempo ha più volte dimostrato il fatto che sia un compito più per formazioni raffinate, vedesi la Piccola Orchestra Avion Travel e il loro Danson metropoli – Canzoni di Paolo Conte. Pertanto la domanda appare scontata: può Giovanni Succi, voce dei Bachi da pietra, riuscire nel compito di fare suo Paolo Conte? La sfida di Lampi per macachi non lascia dubbi a riguardo: sì. Gli otto brani selezionati dal suo vastissimo repertorio sono permeati da un senso di decadenza che molto ha in comune con l’aristocratica raucedine dell’autore: la cupa drum machine che scarnifica La fisarmonica di Stradella ed accompagna la resa vagamente catatonica del romanticismo di Gelato al limon, il pianoforte che demolisce Bartali ricostruendola a mò di spoken word, la maestosità di Uomo camion tramutata in intimismo acustico e conseguente folk elettrico, da camera, quasi ad anticipare il sapore rurale del duetto di Come mi vuoi?, il tragitto del Diavolo rosso tracciato attraverso un’ottica rock, la stessa dell’urlo lancinante di Questa sporca vita, oppure una L’incantatrice che, a metà tra tex-mex e reminescenze caveiane, funge da ideale controparte della composizione originale. Sono lampi insoliti, ma certamente affascinanti, ed in linea con l’indole di Succi. Tanto che, magari, a tal proposito lo stesso Conte potrebbe non storcere affatto il naso.
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