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CD/LP – Neurot/Supernatural Cat, 6 t.
Se fossimo un gruppo di vecchietti seduti al bar della piazza probabilmente diremmo a turno che, di sicuro, c’è solo la morte. Ma, ricontestualizzando il concetto di sicurezza, si potrebbe tranquillamente affermare che una delle poche cose sicure nella vita siano gli Ufomammut, parte di quella manciata di gruppi che sfornano delle continue certezze.
Ecate, nome della divinità greco-romana capace di oltrepassare le barriere che separano il mondo degli dei da quello dei vivi e dei morti, riesce anche a superare la precedente uscita doppia, sia in appetibilità che in coinvolgimento. La durata è relativamente bassa – all’incirca quanto una delle due parti di Oro – soprattutto rispetto alle tendenze del genere. Unendo ciò ad una rinnovata energia, una carica che il gruppo piemontese aveva perso ormai da qualche uscita, l’album riesce a smuovere direttamente l’animo dell’ascoltatore sin dalle prime due tracce, Somnium e Plouton: un tipico, lento climax ascendente la prima; un mastodontico e potente pugno nello stomaco la seconda, come non se ne sentivano dai tempi di Hopscotch. Il viaggio di Ecate prosegue come solitamente prosegue un viaggio degli Ufomammut: altalenante, indeciso se concedersi maggiormente agli sprazzi lisergici di Chaosecret e Revelation o ai cadenzati movimenti tellurici di Temple. Fino a giungere alla scossa finale attraverso Daemon e le sue voci filtrate e rarefatte.
Da sempre bravissimi a tenere un piede in due scarpe, gli Ufomammut hanno superato magistralmente l’ultima prova di equilibrio, grazie anche ad una presa di posizione, chiara quanto delicata, nei confronti del percorso da seguire con Ecate – decisamente più stoner e doom dei precedenti. Al netto di un vago ma fisiologico presagio di già sentito, i piemontesi hanno prodotto gli ennesimi quarantacinque ottimi minuti di musica ipnotica, ansiogena e psicotropa.
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